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FRANCO MARTINA ha sottoposto il PP a un po’ di corrispondenti e ne è nato un dibattito che riporto qui di seguito e che può proseguire.
Foto immagini e contenuti forti.... grazie franco.
GIOVANNI POMPEO
Cari tutti,
non condivido l'entusiasmo. Le immagini sono belle ma il messaggio è scontato e falsato. L'umanità anche se è arrivata a potenzialità enormi di distruzione dell'ambiente e di se stessa è parte della natura. Questa non è in se né bella né brutta, né buona né crudele. E' la cultura che la legge così. I bei paesaggi incontaminati brulicano di vermi e di uccisioni precisamente come quelli frutto di degrado e immondizie i quali a loro volta dal punto di vista dei batteri sono certamente un habitat ideale. Insomma il problema della distruzione degli ecosistemi dovuto all'azione umana è reale ma non va affrontato attraverso la idealizzazione di paesaggi cartolina ma tramite analisi adeguate.
PIETRO LAUREANO
Parole condivisibili, Una per una
b!
NUNZIO FESTA
Cari tutti,
consapevole del buon senso utilizzato da Franco Martina, come spesso fa nell'averci inviato questo ed altri messaggi e-mail, desidero integrare le considerazioni di Pietro Laureano stemperando il rischio di determinare una visione contrapposta sulla Natura, che forse non ci aiuta in termini di ricerca di armonia e di equilibrio. Pur essendo ineccepibili le tue considerazioni, Pietro, ritengo che non sia comunque opportuno contrapporre natura e cultura, ovvero la spontanea armoniosità della natura selvaggia alla civiltà disciplinata e bellicosa. Forse per salvare l'umanità dalla deriva nichilista e autodistruttiva non occorre porre in grassetto tale contrasto, pur condividendo pienamente il fatto che non esiste una natura in uno stato idilliaco ma solo in un corretto rapporto con l'uomo e le sue attività. Non possiamo affidare la rappresentazione del mondo ad un'idea di separatezza tra natura e cultura, tra spirito umano diretto da verità scientifiche e materia bruta. Abbiamo, invece, bisogno di ridefinire gli orizzonti, assumendo i limiti della nostra consistenza naturale facendo si che il rapporto con la natura ri-diventi più armonioso. E se l'uso delle immagini, nell'intenzione genuina di Franco Martina, era volto ad una suggestione profonda dello spirito, credo che ciò faciliti la necessità delle "analisi adeguate" di cui parli, senza che il prevalere delle suggestioni travalichi le necessità della scienza, ma le integri e le supporti con una maggiore consapevolezza che apparteniamo al mondo e possiamo provare ad agire, assieme, per salvaguardarlo dalle nostre azioni peggiori! Cordiali saluti a tutti
GIANNI PALUMBO
Caro Gianni,
mi fai dire ciò che non dico.
Ho detto che siamo parte della natura. Quindi nessuna contrapposizione. Soprattutto tra natura selvaggia e civiltà, spirito e natura. Qualsiasi lettura etica o estetica intrinseca alla natura non ha senso. L'eruzione di un vulcano non è in sé un evento né bello né brutto né buono né malvagio, anche se uccide intere popolazioni. E' semplicemente un fenomeno naturale. E' solo la cultura che può fare queste distinzioni e qui è il nostro dramma e responsabilità.
PIETRO LAUREANO
Convengo con Pietro Laureano che la bellezza delle immagini, se pur creano delle emozioni profonde, non devono tradire l'essenza della natura delle cose del nostro mondo. L'essenza non sta nel significato platonico che l'immagine trasmette ma soprattutto nell'essere cose del mondo cioè modificabili, plasmabili, adattabili, degradabili e non incorruttibili. Pertanto, il migliore approccio al problema mi sembra proprio quello di una passione controllata, sebbene esaltante, che porti la ragione ad accettare le variabili in gioco e definirne l'esatto campo di esistenza del problema. Ed è proprio da questo punto che bisogna partire per mettere in atto il meglio di noi stessi, per rispettare la natura pur nelle sue contaminazioni e tradimenti antropologici. DOMENICO INFANTE
Guardate che oltre alle belle foto che aprono il cuore, agli insulsi atteggiamenti umani di prevaricazione sugli altri esseri che popolano il globo, noi stiamo consumando di più di quello che la terra può darci ed ogni anno che passa è peggio. Sono cose che tutti noi abbiamo letto. C'è poco da gratificarsi, non ci sarà nessun stellone di nessuna natura a salvarci. La prossima guerra potrebbe essere per l'acqua.
Credo sia una prima analisi sintetica che ci porta a non stare tranquilli.
PIO ABIUSI
"Come ho potuto dire che questo prato era bello? Quel fiore è succhiato dalle api nelle sue parti più sensibili; il sole che ha fatto sbocciare quattro ore fa le margherite, ora le corrompe. Quell'albero è infestato da un formicaio, questo dalle lumache. Quella pianta ha troppo caldo; questa troppo freddo; troppo secco; troppo umido; troppa luce; troppa ombra.
Ogni prato è un ospedale e un ospedale fa più pena di un cimitero."
Dal film " IL PRATO", 1979 - Fratelli Taviani.
Il metabolismo interno della natura cui noi apparteniamo si presta amche a questa lettura, poetica al pari del componimento su diapositiva, ma scientificamente fuorviante.
La natura non ha etica, come dice Laureano, non possiamo valutare un leone che sbrana uno gnu alla luce delle consuete convenzioni etiche.
La riflessione credo vada orientata sulle modificazioni profonde, industrialemnte organizzate e a fini di lucro che una parte dell'umanità, quella che ha il controllo economico, sta compiendo sull'intero ecosistema. Produrre hamburger a livello industriale, per esempio, comporta la distruzione di territorio, di acqua, di vegetazione in quantità tali da rendere diseconomico per il pianeta il rapporto fra prodotto e mezzi impiegati. Ma per il produttore il ciclo è vantaggioso visto che non paga l'acqua al giusto prezzo nè le praterie nè le vacche e a volte neppure gli operai e sinchè dura se ne frega di star consumando acqua territorio e risorse di tutti.
E oggi il produttore non è più il Sciùr Brambilla, padrone della fabrichéta, ma un intera architettura sistemica della economia mondiale, il cui controllo, al pari dei quello della finanza, sfugge ai governi sovrani dei vari Stati che per esempio, non hanno il potere di imporre la riduzione degli imballi sugli alimenti, pur dovendo invece provvedere al loro smaltimento, per non parlare delle emissioni tossiche, tacendo dei fallimenti dei Kioto scaccia Kioto.
(w/cody)*
La sequenza delle immagini e
delle parole è molto bella, anche se effettivamente dà una visione idilliaca
della Natura che non corrisponde al vero. Basterebbe chiederlo ai nostri
antenati più remoti che dovevano battersi quotidianamente per la sopravvivenza,
alla ricerca di cibo e in fuga dalle minacce di animali, incidenti e malattie.
La Natura è
lotta per la sopravvivenza e la sofferenza è insita negli esseri viventi. Ma
neghereste la bellezza che ci sorprende e ci meraviglia di questo mondo
grandioso ed in continua ricerca di equilibrio che è la Terra? Sta a noi mettere le
due cose sui piatti di una bilancia e stabilire da che parte pendono.
Il problema degli esseri umani è
che siamo diventati troppi e troppo potenti. Non siamo abbastanza consapevoli
degli effetti dei nostri comportamenti di eccessivo sfruttamento delle risorse,
di consumo dissennato, di produzione di rifiuti ed inquinamenti, di inseguimento
di felicità artificiali.
E’ innegabile che le attività
umane stanno incidendo sempre più sul clima e sugli ecosistemi della Terra. In
molti diciamo che è una direzione sbagliata e pericolosa, ma non riusciamo a
cambiare rotta.
E’ su quella domanda “se non lo
fai tu, chi lo farà?” che ci richiama alle nostre responsabilità, a partire da
noi come individui singoli, che vale la pena di soffermarsi.
Auguro a tutti una bella
giornata,
Cosimo Buono
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