Levataccia per far prima: alle
7,30 dice il foglio di prenotazione della ASL e alle 7,30 in punto il paziente
lascia il cielo azzurro di luglio e varca la soglia dell’ambulatorio.
Pieno: decine e decine di persone
in coda prima di lui.
- Chi è l’ultimo? –
domanda impietrito.
- Prenda il numerino.
Il paziente è entrato puntuale
come prescritto dalla ASL alle 7,30 eppure il suo numero è il 22. Si apre uno
sportello e la numerazione prende a scorrere in senso crescente. I numeri sono
disegnati su pezzi di cartoncino che via via vengono restituiti
all’accettazione.
- Come si spiega? –
domanda all’infermiere quando viene il suo turno.
- È in ordine di arrivo
– chiarisce laconico.
- Sull’impegnativa mi
hanno scritto ore 7,30 …
- È in ordine di arrivo.
- Ma a che ora siete
venuti voi? – chiede agli altri in fila – Siete qui da ieri sera?
- Ecco – dice
l’infermiere dopo un paio di timbri – Ecco, con questo vada alle casse per
regolarizzare la visita.
Alle casse ci sono duecentomilioni
di persone in coda, il display segnala che viene servito il numero 48 e lui ha
il numero 82. Il caldo è opprimente, il cielo azzurro lontanissimo.
Le ore, il tempo, il Tempo e la
Gazzetta presi al bar dell’ospedale. Le ore, i minuti, le voci. Il cartello
dice di non sostare nei corridoi e accomodarsi in sala d’aspetto in silenzio.
Via via la noia diviene solida e qualcuno comincia a domandare all’altro se ha
fatto già le ferie, interrogativo che in estate urge nella coscienza di ognuno
e quello risponde in un bisbiglio; accanto altro conversario si accende flebile
sull’esiziale tema del clima e delle sue mutevolezze; dopo le 10, i tornei di
chiacchiera carpiata singola e a squadre ormai formano uno schiamazzo tale da
impedire qualsiasi lettura, qualsivoglia pensiero diverso dalla incredulità:
come può essere che prenotano per una data e per un’ora e poi invece funziona
come l’assalto a sera al Lecce-Milano degli anni ’60: l’arrembaggio con le
valigie al treno che ancora non è fermo e gente che salta dentro dai finestrini
scalando la carrozza viscida di notte e di fuliggine.
- È in ordine di arrivo.
- Non sarebbe più
semplice dare un appuntamento a ciascuno ogni mezzora?
- È in ordine di arrivo.
- Va via il giorno
intero, in questa maniera!
- È in ordine di arrivo.
La noia ha la forma
angosciante delle piastrelle contate per calcolare l’area della stanza. La noia
ha i colori della cartellonistica da rileggere, il giallo delle porte dei
cessi, il grigio dei volti sotto i neon.
- Io dovrei avere la
precedenza – ripete alzando il mento, le mani sul ventre rigonfio di vita
nuova.
- Non è previsto,
signora.
- Sempre, le donne in
attesa hanno la precedenza – insiste.
- Solo ai supermercati
stanno le casse preferenziali per disabili e donne incinta.
- Ma agli altri ospedali
è previsto.
- Mi dica quali.
- Ehm …
- Non è previsto dai
regolamenti, glielo assicuro – chiude ogni porta l’infermiere.
Lo schiamazzo si tace solo
quando il medico apre la porta e chiama il numero successivo:
- Sedici!
E le voci riprendono quota volume
e spazio.
Il medico infine lo accoglie senza
guardarlo, non gli dice nemmeno: “Buongiorno signor Ventidue”.
Lui ha già fatto le ferie,
l’abbronzatura sbiadisce e lascia la pelle dello stesso colore di certe patate
lesse, sbucciate e non troppo mature. Prende i fogli dalle mani del paziente e
si immerge nel monitor. La scrivania è sommersa da scatole di farmaci e blocchi
notes e gadget vari di case farmaceutiche. I click del computer scandiscono i
minuti e l’esame delle carte, dei referti, delle impegnative, dei protocolli
prosegue con placido distacco: le emozioni non servono alla scienza: dati, solo
dati. L’anamnesi è già nel data base.
- Perché ha fatto questi
esami del sangue?
- Il medico curante me
li ha prescritti.
- Carenza di magnesio,
vabè; la Ves va bene, la calcitonina va bene, la vitamina D è carente.
Vabe’, la vitamina D: il sole, si metta in canottiera e prenda il sole.
Stampa.
- Questo è il piano
terapeutico, lo dia al suo medico e ci vediamo fra sei mesi, vada con
questa richiesta al CUP e prenoti la prossima visita di controllo.
Libero.
Scarcerato.
Due timbri e l’uscita.
Il “piano terapeutico” è un
documento che la ASL deve redigere per giustificare alla ASL stessa l’uso di
certi farmaci da parte del paziente.
La ASL, insomma, per scrivere a se
stessa, utilizza un medico specialista che, gettata un’occhiata al malato,
compila meticolosamente un prestampato, lo timbra in ogni parte e lo consegna
al paziente il quale ha da consegnarlo al suo medico curante il quale ha da
esibirlo alla … ASL.
Bellissimo, uno dei più
spettacolari capolavori della burosanità.
Il “piano terapeutico” però, dura
6 mesi, scaduti i quali non si possono più avere quei determinati farmaci che
la ASL ha prescritto quindi lo specialista, entro 6 mesi, deve rivisitare il
paziente e verificare che quei farmaci siano ancora necessari e riprescriverli,
altrimenti il paziente non può più prenderli in farmacia.
E infatti, dopo la visita e dopo
la compilazione del piano sanitario, lo specialista che su Ippocrate giurò di
mettere i timbri giusti al posto giusto, ha ora da compilare l’impegnativa su
ricetta rossa affinché il paziente possa esibire al CUP il documento secondo il
quale la ASL prescrive alla ASL di visitare il paziente entro i 6 mesi di rito
di validità del piano terapeutico. Ed è giusto: se non glielo dice la ASL alla
ASL, chi glielo deve dire alla ASL di visitare quel paziente?
Ma i conti non si fanno mai senza
dell’oste.
Il paziente, dopo la visita, corre
a dotarsi di apposito numerino che dà diritto a un posto in coda per prenotare
al CUP la prossima visita entro 6 mesi.
Ci sono solo due sportelli aperti,
quando tocca a lui la Cuppina guarda l’orologio e dice di rivolgersi allo
sportello di fronte che sta chiudendo: sono le 13.
Di corsa allo sportellodifronte
dove però il Cuppino dice in fretta che sta chiudendo e di rivolgersi allo
sportello di fronte: sono le 13.
Un lampo negli occhi, come un
balenio di arma bianca nel buio.
L’uomo sospira seccato, scuote la
barba con le sopracciglia innalzate a mostrare il sacrificio immenso che viene
costretto a fare e digita algoritmi sulla tastiera.
- Ecco la prenotazione –
annuncia: – 23 aprile 2017.
- 2017?
- 23 aprile
- Dieci mesi?
- 23 aprile 2017 –
ripete il Cuppino e si alza per andarsene.
- Ma la ASL vuole
visitarmi entro 6 mesi per via del piano terapeutico che scade, non
potrebbe prenotarmi per quest’anno?
- Impossibile.
- Ma è assurdo, protesta
il paziente, la ASL dice che vuole visitarmi entro 6 mesi e la ASL stessa
dice invece che non è possibile.
- Non posso farci nulla.
Vada a parlarne col medico.
- Ma il medico ha altri
mille pazienti da guardare e io sono qui da stamane alle 7, mica posso
rimettermi in coda sino a stanotte per riparlare col medico;
- Non posso farci nulla
- Il medico lo ha
scritto qui: entro 6 mesi.
- Non ci sono date utili
prima del 23 aprile 2017.
- Guardi meglio –
insiste, ma lui è già in piedi per uscire dal gabbiotto, sono le 13:
- Vada a parlare col
reparto.
Il paziente ritorna al reparto. Lo
sportello è chiuso. Gli ultimi numerini sono stremati, tacciono ormai e
attendono i loro turni finali.
Il medico pallido si affaccia un
attimo per chiamare il numero 34 e scompare dietro la porta grigia.
Rimane in attesa dietro le porte
chiuse e finalmente l’infermiere di prima riappare, in borghese, forse sta
smontando.
- Scusi …
- Siamo al corrente,
siamo consapevoli, ma purtroppo non possiamo far nulla.
- E come faccio ad avere
il piano terapeutico entro i 6 mesi se l’appuntamento è fra 10 mesi?
- E che devo dirle? Non
dipende da me, ai sei mesi venga qui, si metta in coda e vediamo se magari
riusciamo a farla infilare un momento dal dottore per la stampa.
- Ma le pare ragionevole
tutto ciò?
- E che ne so io –
risponde con un ghigno. – Vada a protestare al tribunale del malato, giù
al piano terra.
La hostess gentile descrive i
cinque giri di corridoio per raggiungere il Tribunale del malato. La porta è
chiusa: è anche più tardi delle 13. Sulla porta un numero di telefono. Lo
compila sulla tastiera del cellulare. Risponde il sibilo stridente di un fax.
Il
cielo azzurro è velato di caligini preagostane. Lo dicevano gli amici in
attesa, oggi ci sarà un temporale.
Nessun commento:
Posta un commento