Quello che era solo un sospetto trova
conferme quotidiane: le emittenti TV fingono di farsi concorrenza, come le cosiddette
“regole del mercato” non si stancano (fingono) di suggerire. Se fossero in
concorrenza vedremmo per esempio che se su Rai 1 va in onda un programma di
ricette di cucina in diretta, su Banale 5 dovremmo vedere un film; se su LA7
danno un confronto fra politici e giornalisti, su Rai3 dovremmo poter scegliere
un varietà. La concorrenza dovrebbe cioè consistere nella offerta di programmi
DIVERSI e meglio confezionati per invogliare lo spettatore a scegliere quello
che più gli interessa. Invece accade che al mattino TUTTE le emittenti
trasmettano esattamente lo stesso identico programma di notiziole, moda e frivolezze; a seguire,
lo stessissimo programma culinario, poi i TG (identici), mentre al pomeriggio
partono le “ammiraglie” con lo stesso uguale programma morboso di pettegolezzi
e cronaca nera. Non c’è da scegliere: se
accendi la TV ti tocca vedere quello che loro hanno deciso che tu debba vedere.
E se al momento della interruzione pubblicitaria provi a cambiare canale,
scopri che su tutti gli altri canali, contemporaneamente, vanno in onda gli
stessi identici spot, così non ti possano sfuggire i “vantaggi” della roba che
vogliono tu vada a comprarti.
Mi spiegano, gli esperti, che palinsesti
così concepiti sono determinati dagli inserzionisti - i finanziatori delle TV commerciali - che al
mattino pubblicizzano alle massaie prodotti per la cucina e la casa, e a
seguire prodotti (e programmi) mirati
per la fascia di ascolto, e così sino a notte fonda.
L’unica differenza, nella offerta dei vari programmi
TV è il conduttore; ogni rete, alla stessa ora, trasmette lo stesso identico
programma, ma con un conduttore diverso, scelto fra quelli che i sondaggi indicano come i più seguiti e più acconci a raccogliere la simpatia della gran massa degli spettatori: non rileva se siano competenti o preparati, conta solo che siano ritenuti graditi dal pubblico e non costringano lo spettatore a usare il cervello, sennò quello cambia canale.
Però, rileggendo, scorgo una somiglianza, intravedo una analogia. Ma guarda! Sembra proprio di vedere nel sistema dei palinsesti TV ciò che accade alla politica. Anche in quel campo i partiti propongono ciascuno un conduttore diverso,scelto con i criteri di sopra, ma il programma, il programma è sempre lo stesso. Accade così che noi andando alle urne a esercitare i nostri diritti democratici, possiamo liberamente scegliere il conduttore, ma il programma è sempre lo stesso.
Non sarà che anche in questo caso il palinsesto
sia dettato da chi finanzia la trasmissione?
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