Contrariamente a quello che si può pensare guardando i TG e leggendo certi giornali, anche nel 1953 faceva caldo. Solo che allora non vigeva la necessità di calcolare a ogni flatulenza la comparabilità del fizzo prodotto con quello dell'anno precedente, da conteggiare i record assoluti di grado celsius mai registrato sulla faccia del pianeta. A quei tempi non c'erano da riempire obbligatoriamente centinaia di migliaia di pagine di giornale ogni mattina, settimana, mese e non si doveva inventar di tutto per saturare - 24 ore al giorno - le trasmissioni radio televisive di migliaia di emittenti. Costretti da tali necessità, i giornalisti e i "compilatori di parole per giornali" (categoria diversa dal giornalista), non potendo addentrare l'indagine giornalistica oltre certi limiti, non potendo dire la verità sulla politica del governo o del Comune e dei sui manutengoli, sugli affarucci che si celano (e neanche tanto) dietro quelle che si spacciano per epcali scelte politiche, per riempire le pagine e tener dormienti i lettori e placida l'opinione pubblica, parlano a distesa del tempo che fa, del tempo che non fa, che dovebbe fare e che, signora mia, non si fa più, della serie, non ci sono più le stagioni di una volta. Avvincente pomata da spalmare sul cervello tre volte al dì durante i pasti.
In Inghilterra, ci insegnavano a scuola, che fermi alla fermata del Bus i Britannici per evitare argomenti delicati come la religione, la politica, la razza, la guerra, ecc. educatamente si narrano a vicenda la capricciosità del tempo. Così i nostri giornali e massime i nostri telegiornali che sono diventati peggio dei famigerati tabloid britannici, zeppi di meteo e pettegolezzi, ci intrattengono sul meteo e sui delitti irrisolti per evitare accuratamente di parlare di temi sgraditi ai committemti, a quelli che Vespa battezzò "editori di referimento". E spesso - il giornalista scaltro lo sa - esistono dei nessi fra il tempo e il delitto. Si sente dire che molti serial killer sono metereopatici: e via con l'approfondimento.
Nel 1953 si parlava così del tempo caldo dell'estate. E i vocaboli usati nella pagina qui riprodotta, sui giornali di oggi - figuriamoci nei TG - non compaiono mai più, come se la lingua italiana fosse deperita di pari passo con il livello culturale del Pese e delle sue classi dirigenti. Ho sentito un Sindaco giorni fa dirsi entusiasto di una iniziativa e ribadire che San Rocco era molto devoto della sua città. Sic.
Però, ragazzi, che caldo che fa oggi. E mi raccomando, ricordate che non conviene usare i guanti di lana in queste giornate.
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