ANIME BELLE - Le vite parallele -
di Goffredo Fofi (l'Unità)
A fine anno, più che di far consuntivi - quanto allo stato di salute della nostra società, sarebbero per più aspetti disastrosi - mi sembra opportuno guardarsi indietro e pescare nel passato recente del paese esempi positivi di resistenza, di impegno, di intervento in difesa di una fattiva intelligenza di tutti e a favore di chi ha più bisogno. Proprio alla fine di Lettera a una professoressa, il ragazzo che scrive e con lui don Milani dice che, alla fin fine, ciò che più importa è l’amore del prossimo - ma oggi anche questo andrebbe aggiornato, moralmente e soprattutto politicamente: chi è il prossimo che ha più bisogno di essere amato?
Sono usciti in questi due mesi due libri che riferiscono di due vite esemplari e ai più poco note, le vite di due rappresentanti di quelle minoranze etiche che la maggioranza degli italiani e i suoi diseducatori hanno sempre tenuto in nessun conto, i politici solo per servirsene quando ne avevano bisogno, con il massimo cinismo o semplicemente disprezzandole (tacciandole volta a volta da anime belle, da utili idioti, da mosche cocchiere eccetera e sempre, in definitiva, da sciocchi idealisti). Si tratta di Rocco Mazzarone, medico lucano, di cui L’ancora del Mediterraneo ha pubblicato la lunga intervista biografica che gli fece Pancrazio Toscano a Tricarico, prima che morisse, pochi anni fa (è uscita per L’ancora del Mediterraneo con il titolo I limiti del possibile), e di Tullio Vinay, pastore valdese, di cui la figlia Paola ha ricostruito la biografia per la Claudiana, Testimone d'amore. Ho scritto io la prefazione del primo libro e la postfazione del secondo (la prefazione del quale è dovuta a Paolo Ricca, un teologo protestante tra i più bravi che vanti il nostro paese), ed è forse scorretto che sia io a scrivere di questi libri e di queste persone, ma siccome non lo fa nessuno fuori dalle limitate cerchie dei lucani e dei valdesi, mi sembra opportuno e doveroso assumermi questa responsabilità.
di Goffredo Fofi (l'Unità)
A fine anno, più che di far consuntivi - quanto allo stato di salute della nostra società, sarebbero per più aspetti disastrosi - mi sembra opportuno guardarsi indietro e pescare nel passato recente del paese esempi positivi di resistenza, di impegno, di intervento in difesa di una fattiva intelligenza di tutti e a favore di chi ha più bisogno. Proprio alla fine di Lettera a una professoressa, il ragazzo che scrive e con lui don Milani dice che, alla fin fine, ciò che più importa è l’amore del prossimo - ma oggi anche questo andrebbe aggiornato, moralmente e soprattutto politicamente: chi è il prossimo che ha più bisogno di essere amato?
Sono usciti in questi due mesi due libri che riferiscono di due vite esemplari e ai più poco note, le vite di due rappresentanti di quelle minoranze etiche che la maggioranza degli italiani e i suoi diseducatori hanno sempre tenuto in nessun conto, i politici solo per servirsene quando ne avevano bisogno, con il massimo cinismo o semplicemente disprezzandole (tacciandole volta a volta da anime belle, da utili idioti, da mosche cocchiere eccetera e sempre, in definitiva, da sciocchi idealisti). Si tratta di Rocco Mazzarone, medico lucano, di cui L’ancora del Mediterraneo ha pubblicato la lunga intervista biografica che gli fece Pancrazio Toscano a Tricarico, prima che morisse, pochi anni fa (è uscita per L’ancora del Mediterraneo con il titolo I limiti del possibile), e di Tullio Vinay, pastore valdese, di cui la figlia Paola ha ricostruito la biografia per la Claudiana, Testimone d'amore. Ho scritto io la prefazione del primo libro e la postfazione del secondo (la prefazione del quale è dovuta a Paolo Ricca, un teologo protestante tra i più bravi che vanti il nostro paese), ed è forse scorretto che sia io a scrivere di questi libri e di queste persone, ma siccome non lo fa nessuno fuori dalle limitate cerchie dei lucani e dei valdesi, mi sembra opportuno e doveroso assumermi questa responsabilità.
Non credo che Mazzarone e Vinay si siano mai conosciuti, ma io ho avuto la fortuna di conoscerli entrambi, considerandoli dei maestri, dal percorso biografico diverso e però simile, parallelo. Mazzarone è stato il grande amico di Rocco Scotellaro, Manlio Rossi Doria e Carlo Levi, e con essi ha affrontato studi e battaglie nel dopoguerra, sul fronte di un meridionalismo preoccupato della concretezza dell’azione e delle proposte. Non scriveva, il suo campo d’azione è stato la medicina sociale, di cui fu un pioniere in Italia e in particolare nel Sud. Legatissimo alla sua terra, non furono però solo il materano e il potentino i suoi campi d’intervento; interagì con i grandi riformatori e intellettuali del suo tempo, da Salvemini a Olivetti, ed è stato stimolatore e critico delle riforme più avanzate degli anni del dopoguerra, ma fino all'ultimo attivissimo, un punto di riferimento fondamentale per chi operava nel Sud nei campi dell’assistenza e per le migliori espressioni del mondo politico.
Vinay, dal canto suo, pastore a Firenze durante la guerra (tra l'altro, salvò dalla deportazione decine di ebrei) costruì a guerra finita a Torre Pollice un centro di incontri, Agàpe, grazie a campi di lavoro volontario da cui passarono centinaia di giovani europei, in una logica di riconciliazione e di rispetto tra i figli di chi si era odiato e combattuto. Nei primi anni sessanta si trasferì con un piccolo gruppo di collaboratori a Riesi, nel cuore della Sicilia, e vi fondò una comunità attiva pedagogicamente e politicamente, oltre che, come è ovvio, saldamente religiosa. Fu anche senatore indipendente della sinistra per molti e molti anni e i suoi discorsi e battaglie restano memorabili, anche se i funzionari della “politika” non sempre potevano apprezzarli, troppo chiari ed esigenti per la loro capacità di comprensione…
Ahinoi, l'Italia e il mondo non sono migliorati grazie al lavoro di persone bellissime come Mazzarone e Vinay e al rigore delle loro azioni. La storia continua a dar ragione non a quelli come loro ma agli opportunisti e alle canaglie - sul piano politico come su quello educativo - ma, come ricordava di recente nelle sue memorie un altro maestro, anzi maestra, Bianca Guidetti Serra (Bianca la rossa, Einaudi), militante della sinistra migliore, non ci si mette in un’impresa di riforma del mondo, con le misere forze di cui possono disporre un singolo o un piccolo gruppo, perché si è convinti che essa avrà buon fine, ma semplicemente perché è giusto così. Il miglior memento per l'anno che va a cominciare è, a mio parere, sempre lo stesso e oggi più che mai: «Fa’ quel che devi, accada quel che può».
Vinay, dal canto suo, pastore a Firenze durante la guerra (tra l'altro, salvò dalla deportazione decine di ebrei) costruì a guerra finita a Torre Pollice un centro di incontri, Agàpe, grazie a campi di lavoro volontario da cui passarono centinaia di giovani europei, in una logica di riconciliazione e di rispetto tra i figli di chi si era odiato e combattuto. Nei primi anni sessanta si trasferì con un piccolo gruppo di collaboratori a Riesi, nel cuore della Sicilia, e vi fondò una comunità attiva pedagogicamente e politicamente, oltre che, come è ovvio, saldamente religiosa. Fu anche senatore indipendente della sinistra per molti e molti anni e i suoi discorsi e battaglie restano memorabili, anche se i funzionari della “politika” non sempre potevano apprezzarli, troppo chiari ed esigenti per la loro capacità di comprensione…
Ahinoi, l'Italia e il mondo non sono migliorati grazie al lavoro di persone bellissime come Mazzarone e Vinay e al rigore delle loro azioni. La storia continua a dar ragione non a quelli come loro ma agli opportunisti e alle canaglie - sul piano politico come su quello educativo - ma, come ricordava di recente nelle sue memorie un altro maestro, anzi maestra, Bianca Guidetti Serra (Bianca la rossa, Einaudi), militante della sinistra migliore, non ci si mette in un’impresa di riforma del mondo, con le misere forze di cui possono disporre un singolo o un piccolo gruppo, perché si è convinti che essa avrà buon fine, ma semplicemente perché è giusto così. Il miglior memento per l'anno che va a cominciare è, a mio parere, sempre lo stesso e oggi più che mai: «Fa’ quel che devi, accada quel che può».
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