Questo convincimento forse non è fondato, probabilmente la gente rispetto al potere non funziona così.
Se per esempio in una comunità si venisse a sapere che i componenti di una certa famiglia hanno l'abitudine di molestare i bambini, ci aspetteremmo che la cittadinanza reagisse con forza allontanando subito i propri figli dalle vicinanze di quella gente e forse mazze e forconi si agiterebbero di notte sotto le loro finestre.
Se in un condominio si venisse a sapere che un condomino tiene per sé parte delle somme comuni, che lucra sui lavoretti condominiali accordandosi con i fornitori per ricavare percentuali sulle commesse, ci aspetteremmo che i coinquilini allontanassero dalla cassa le manine dell'amministratore e, forse, lo coprirebbero di insulti e lo condannerebbero all'isolamento sociale e al ludibrio pubblico.
Così sembra funzionare la reattività etica delle comunità. Ma invece non sempre funziona così, e qui si manifesta erronea l'illusione dei progressisti circa la informazione che rivelando la verità, renderebbe liberi.
Giorni fa, a una nonna che mi diceva di voler accompagnare i nipotini in parrocchia, per stuzzicarla, rappresentai le mie perplessità circa l'opportunità di far avvicinare i bambini dai preti.
La nonna sorrise al mio scherzo e mi raccontò che quando era bambina, più di mezzo secolo fa, il parroco del suo paese usava far mettere in fila i bambini che si preparavano al catechismo, li faceva sfilare e li palpava tutti, uno per uno. Poi la cosa si seppe e le famiglie tentarono di intervenire, ma "quelli hanno sempre le chiavi giuste...", concluse la nonna. Però malgrado la sua esperienza personale e le scandalose notizie che trapelano dalla stampa di tutto il mondo circa le devianze del clero, la sua fiducia nei parroci rimane immutata, tanto che affida loro i propri nipoti, così come continuano a fare milioni di famiglie, del tutto incuranti delle notizie che si ripetono, squallide, sempre uguali. Alle mie richieste di spiegazione di quell'atteggiamento irresponsabile, la nonnina mi accusò di non essere un credente e oppose il silenzio: capito che usavo un metro diverso dal suo, chiuse l'impossibile dialogo e si trincerò dietro la sua appartenenza a una comunità che la confortava nell'aver ragione mentre la mia estraneità la assolveva dalla irragionevolezza della sua scelta.
A una frequentatrice di cappelle e processioni posi lo stesso quesito circa la opportunità di mandare i propri figli negli oratorii ed ella mi rispose di non sapere e di non voler sapere, rifiutando del tutto l'idea, che anche se vera, non la scalfiva nella sua affezione verso il clero.
Il "sapere", il conoscere i fatti quindi, a nulla vale.
A nulla sono valse, infatti, le rivelazioni recenti circa i “problemi” che attanagliano il Vaticano, e che hanno condotto addirittura alle dimissioni di un Papa: evento storico che smentisce sia la attendibilità di dogmi come la "infallibilità" sia la vaticana negazione del relativismo che ispira invece - in tutta evidenza - i loro stessi comportamenti.
A nulla: nessuno domanda se sono da considerarsi "infallibili" entrambi i due papi in carica o solo il nuovo: la gente si tura il naso e le orecchie e continua imperterrita ad affollare le chiese e le piazze. Al pari dei tifosi che, malgrado le ripetute conferme anche giudiziarie su come vengono in realtà determinati gli esiti delle partite di calcio, continuano a seguire calci e campionati come se davvero in campo si svolgessero delle competizioni.
Analoga è la reazione dei fedeli rispetto allo strettissimo rapporto col denaro dei membri del clero cui viene perdonato, a piè di lista, ogni abuso.
Le ultime elezioni, infine, hanno dimostrato, al di là di ogni ragionevole dubbio. come malgrado la massiccia conoscenza delle devianze della classe politica che ha governato il Paese negli ultimi decenni, a quegli stessi impresentabili personaggi, milioni di Italiani hanno confermato il loro consenso.
Stranamente la notizia che un albanese abbia compiuto una rapina crea il convincimento diffuso che gli Albanesi delinquono. Se uno zingaro viene sorpreso a rubare, subito si dice che tutti gli Zingari rubano. Se invece si truccano una due tre cento partite, questo non vuol dire che il calcio è marcio, se uno e dieci e cento e mille preti vengono scoperti nei loro abusi, si tace e si minimizza.
E nessuno spiega questa contraddizione.
Ora questa maniera di reagire rispetto alla "rivelazione" sembra dimostrare come sia infondata e appunto illusoria la convinzione che la conoscenza apra gli occhi e ridesti la ragione dal sonno dell'inganno.
Le masse, a quanto pare, sembrano invece bramare l'inganno e forse vi si affezionano.
(w/cody)*
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