Mi permetto
rispettosamente di scriverle unicamente perché ho letto la sua lettera sul
"D" di Repubblica del 20 aprile 2013 nella rubrica del Prof. Galimberti e
l'ho trovata molto interessante. L’argomento che lei ha esposto mi sta molto
a cuore poiché sono uno di quelli che è continuamente alla ricerca
della verità e non sono alla ricerca di sogni
vuoti.
Lei ripropone l’antico problema del “conflitto” tra fede e ragione che ha appassionato da sempre l’umanità. Personalmente trovo che non sia impossibile la coesistenza di fede e ragione, anzi, grazie a Dio ho trovato proprio una guida che mi aiuta a orientarmi nell’arduo cammino della vita, senza fantasticherie ma con la concretezza che mi viene dal creatore che mi conosce molto bene. Ho intrapreso uno studio profondo delle Sacre Scritture e ho abbracciato la fede di Testimone di Geova, spero che questo non pregiudichi la sua lettura. Continuo ogni giorno lo studio della Parola di Dio e riscontro che mi aiuta a trovare la forza di cambiare innanzi tutto me stesso, mi da un ragionevole equilibrio e una certa soddisfazione di vita. Mi piacerebbe quindi avere con lei un sincero scambio di opinioni sull’argomento e le propongo una visione scritturale.
Sono d’accordo con lei che l’umanità oggi brancoli nel buio sia morale che etico-spirituale, e ciò che fa più male è riscontrare che si sia smarrito il desiderio di ricerca della verità. Come può notare dagli scritti profetici il problema è antico:
(Geremia 5:30, 31) Una situazione sorprendente, perfino una cosa orribile, si è verificata nel paese: 31 I profeti stessi effettivamente profetizzano con falsità; e in quanto ai sacerdoti, sottopongono secondo i loro poteri. E il mio proprio popolo [lo] ha amato così; e che farete voi al termine d’esso?”
(Geremia 6:13-15) “Poiché dal più piccolo d’essi fino al più grande d’essi, tutti fanno per sé guadagno ingiusto; e dal profeta fino al sacerdote, ciascuno agisce falsamente.
Il problema odierno semmai è quello di sapere cosa sia “la verità”. Sul piano sociale, politico, etico, oggi è vero tutto e il contrario di tutto. Sotto questo aspetto le parole di Gesù sono illuminanti:
(Giovanni 8:32) e conoscerete la verità, e la verità vi renderà liberi”.
Nel mio caso posso dire che la conoscenza della “verità” mi ha aperto gli occhi.
Mi farebbe piacere conoscere le sue riflessioni in merito e nell’attesa di leggerle la saluto cordialmente.
Per fortuna, almeno in occidente, da un po' di tempo chi si oppone alla fede non viene più torturato e ucciso come è invece accaduto per quasi un millennio, alla faccia dell'amordiddio. Rammentiamo che le peggiori barbarie si sono compiute nella storia - e si compiono oggi ancora nel mondo - in nome della fede?
Credo inconsutile la frattura fra chi crede a miti e leggende e chi invece studia la concretezza del mondo di cui noi, esseri viventi con differente evoluzione, siamo parte e non padroni.
Egregio amico, la coltivazione dello spirito non può fermarsi alla compulsazione asfittica di testi redatti migliaia di anni fa, deve invece passare dalla lotta strenua all'ignoranza e all'incultura, dal combattere la sottomissione degli uomini ad altri uomini, dal categorico rifiuto della concezione dell'umanità come di un GREGGE che ha bisogno di pastori.
Lei ripropone l’antico problema del “conflitto” tra fede e ragione che ha appassionato da sempre l’umanità. Personalmente trovo che non sia impossibile la coesistenza di fede e ragione, anzi, grazie a Dio ho trovato proprio una guida che mi aiuta a orientarmi nell’arduo cammino della vita, senza fantasticherie ma con la concretezza che mi viene dal creatore che mi conosce molto bene. Ho intrapreso uno studio profondo delle Sacre Scritture e ho abbracciato la fede di Testimone di Geova, spero che questo non pregiudichi la sua lettura. Continuo ogni giorno lo studio della Parola di Dio e riscontro che mi aiuta a trovare la forza di cambiare innanzi tutto me stesso, mi da un ragionevole equilibrio e una certa soddisfazione di vita. Mi piacerebbe quindi avere con lei un sincero scambio di opinioni sull’argomento e le propongo una visione scritturale.
Sono d’accordo con lei che l’umanità oggi brancoli nel buio sia morale che etico-spirituale, e ciò che fa più male è riscontrare che si sia smarrito il desiderio di ricerca della verità. Come può notare dagli scritti profetici il problema è antico:
(Geremia 5:30, 31) Una situazione sorprendente, perfino una cosa orribile, si è verificata nel paese: 31 I profeti stessi effettivamente profetizzano con falsità; e in quanto ai sacerdoti, sottopongono secondo i loro poteri. E il mio proprio popolo [lo] ha amato così; e che farete voi al termine d’esso?”
(Geremia 6:13-15) “Poiché dal più piccolo d’essi fino al più grande d’essi, tutti fanno per sé guadagno ingiusto; e dal profeta fino al sacerdote, ciascuno agisce falsamente.
Il problema odierno semmai è quello di sapere cosa sia “la verità”. Sul piano sociale, politico, etico, oggi è vero tutto e il contrario di tutto. Sotto questo aspetto le parole di Gesù sono illuminanti:
(Giovanni 8:32) e conoscerete la verità, e la verità vi renderà liberi”.
Nel mio caso posso dire che la conoscenza della “verità” mi ha aperto gli occhi.
Mi farebbe piacere conoscere le sue riflessioni in merito e nell’attesa di leggerle la saluto cordialmente.
(Alex)
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Gentile amico,
la ringrazio per le sue interessanti considerazioni, ma temo
non facile il poterci intendere.
Il conflittto tra fede e ragione è insanabile per definizione, perché la fede pretende e impone - con il dogma - la rinunzia alla ragione e obbliga a credere quello che credibile non è: da qui l'imperativo quotidiano: credo, credo, credo. La fede ritiene di possedere "LA verità", vuole gli assoluti, invece il pensiero è dubbio, è ricerca continua, è necessità di prove e di conferme scientifiche e ancora ricerca e fatica e ricerca ancora, il pensiero è - per prova ed errore - la ricerca di relazione, quindi è - per definizione - relativista; tutto ciò, per la fede diviene invece colpa e bestemmia, peccato da punire.
Adamo peccò - e fu punito - perchè mangiò il frutto dell'albero della conoscenza, traviato dalla femmina tentatrice.
Concezioni entrambe per me inaccettabili, quella dell'uomo che deve vivere all'oscuro e quella della donna portatrice di male e di peccato,
Una leggenda, questa biblica, simile a quelle di altri popoli. Esiodo racconta di come la donna Pandora ruppe il vaso delle sventure portando il male sulla terra e Prometeo rubò il fuoco per ILLUMINARE l'oscurità e venne perciò punito. Come vede i miti antichi si assomigliano un po' tutti.
L'illuminazione, la luce di Prometeo, la ricerca della conoscenza di Adamo sono per la fede esattamente il peccato originale, la colpa massima dalla quale i nostri poveri figli dovrebbero ancora oggi essere mondati - ovviamente in cambio di lauta offerta - con il battesimo.
Il conflittto tra fede e ragione è insanabile per definizione, perché la fede pretende e impone - con il dogma - la rinunzia alla ragione e obbliga a credere quello che credibile non è: da qui l'imperativo quotidiano: credo, credo, credo. La fede ritiene di possedere "LA verità", vuole gli assoluti, invece il pensiero è dubbio, è ricerca continua, è necessità di prove e di conferme scientifiche e ancora ricerca e fatica e ricerca ancora, il pensiero è - per prova ed errore - la ricerca di relazione, quindi è - per definizione - relativista; tutto ciò, per la fede diviene invece colpa e bestemmia, peccato da punire.
Adamo peccò - e fu punito - perchè mangiò il frutto dell'albero della conoscenza, traviato dalla femmina tentatrice.
Concezioni entrambe per me inaccettabili, quella dell'uomo che deve vivere all'oscuro e quella della donna portatrice di male e di peccato,
Una leggenda, questa biblica, simile a quelle di altri popoli. Esiodo racconta di come la donna Pandora ruppe il vaso delle sventure portando il male sulla terra e Prometeo rubò il fuoco per ILLUMINARE l'oscurità e venne perciò punito. Come vede i miti antichi si assomigliano un po' tutti.
L'illuminazione, la luce di Prometeo, la ricerca della conoscenza di Adamo sono per la fede esattamente il peccato originale, la colpa massima dalla quale i nostri poveri figli dovrebbero ancora oggi essere mondati - ovviamente in cambio di lauta offerta - con il battesimo.
La conoscenza, la scienza, il sapere scientifico furono e temo siano ancora il massimo peccato, non le pare?
Quanti pensatori e scienziati
sono stati perseguitati e arsi sul rogo perché ponevano in dubbio la conformazione del sistema solare e
dell'universo contenuta nelle
scritture?
Ancora oggi si tenta di impedire, per esempio, la diffusione dei testi Darwiniani per non mettere in discussione le leggende
creazioniste oggetto di fede.Per fortuna, almeno in occidente, da un po' di tempo chi si oppone alla fede non viene più torturato e ucciso come è invece accaduto per quasi un millennio, alla faccia dell'amordiddio. Rammentiamo che le peggiori barbarie si sono compiute nella storia - e si compiono oggi ancora nel mondo - in nome della fede?
Credo inconsutile la frattura fra chi crede a miti e leggende e chi invece studia la concretezza del mondo di cui noi, esseri viventi con differente evoluzione, siamo parte e non padroni.
Egregio amico, la coltivazione dello spirito non può fermarsi alla compulsazione asfittica di testi redatti migliaia di anni fa, deve invece passare dalla lotta strenua all'ignoranza e all'incultura, dal combattere la sottomissione degli uomini ad altri uomini, dal categorico rifiuto della concezione dell'umanità come di un GREGGE che ha bisogno di pastori.
(w/cody)
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Troppo
profondo…ma risuona bene quel finale… gregge che ha bisogno di un pastore.
Sembra di essere dalle nostre parti, nella terra del gregge di Epicuro come
amava definirsi Orazio.
ciaoooooooo
(FM)
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Costantino, la tua analisi dal mio punto di vista, è assolutamente inconfutabile (se si usa la ragione come strumento di analisi). Purtroppo, come la storia insegna (e tu lo hai giustamente ricordato) il confronto non è assolutamente possibile specialmente tra soggetti che hanno maturato profondamente convinzioni radicalmente opposte. Infatti, qualunque tentativo di confronto parte da un'impronta, oserei dire genetica, completamente diversa, opposta e quindi l'approccio è oggettivamente impossibile. Leggendo e rileggendo lo scritto del Signor Alex mi convinco sempre di più che apparteniamo a due mondi enormemente differenti. Di fatto parliamo lingue totalmente inconciliabili tra loro. Le sue argomentazioni mi appaiono incomprensibili ed a tratti farneticanti (senza offesa ovviamente). Ma d'altra parte credo che anche per lui sia la stessa cosa leggendo il tuo scritto. Più parlo di questi argomenti con persone fortemente convinte della loro fede, più mi convinco che è un esercizio assolutamente inutile, anzi, se si insiste spesso si compromettono anche i rapporti formali. In altri contesti storici e culturali spesso, come hai puntualmente ricordato, il confronto è avvenuto e, ahimè, avviene con atroci violenze che non di rado hanno portato a massacri di proporzioni epiche. Direi che, tutto sommato, è meglio che ognuno viva nel suo mondo, esprimendo liberamente le proprie convinzioni ma senza pretendere di "imporle" ad altri (in maniera subdola o altro). In estrema sintesi penso che, come in natura, ci sono elementi che sono tra loro insolubili, ad esempio l'olio con l'acqua, ma ciò nonostante possono coesistere nello stesso recipiente ognuno per conto proprio.
Costantino, la tua analisi dal mio punto di vista, è assolutamente inconfutabile (se si usa la ragione come strumento di analisi). Purtroppo, come la storia insegna (e tu lo hai giustamente ricordato) il confronto non è assolutamente possibile specialmente tra soggetti che hanno maturato profondamente convinzioni radicalmente opposte. Infatti, qualunque tentativo di confronto parte da un'impronta, oserei dire genetica, completamente diversa, opposta e quindi l'approccio è oggettivamente impossibile. Leggendo e rileggendo lo scritto del Signor Alex mi convinco sempre di più che apparteniamo a due mondi enormemente differenti. Di fatto parliamo lingue totalmente inconciliabili tra loro. Le sue argomentazioni mi appaiono incomprensibili ed a tratti farneticanti (senza offesa ovviamente). Ma d'altra parte credo che anche per lui sia la stessa cosa leggendo il tuo scritto. Più parlo di questi argomenti con persone fortemente convinte della loro fede, più mi convinco che è un esercizio assolutamente inutile, anzi, se si insiste spesso si compromettono anche i rapporti formali. In altri contesti storici e culturali spesso, come hai puntualmente ricordato, il confronto è avvenuto e, ahimè, avviene con atroci violenze che non di rado hanno portato a massacri di proporzioni epiche. Direi che, tutto sommato, è meglio che ognuno viva nel suo mondo, esprimendo liberamente le proprie convinzioni ma senza pretendere di "imporle" ad altri (in maniera subdola o altro). In estrema sintesi penso che, come in natura, ci sono elementi che sono tra loro insolubili, ad esempio l'olio con l'acqua, ma ciò nonostante possono coesistere nello stesso recipiente ognuno per conto proprio.
(Mimmo)
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e da
Costantino, la tua analisi dal mio punto di vista, è assolutamente inconfutabile (se si usa la ragione come strumento di analisi). Purtroppo, come la storia insegna (e tu lo hai giustamente ricordato) il confronto non è assolutamente possibile specialmente tra soggetti che hanno maturato profondamente convinzioni radicalmente opposte. Infatti, qualunque tentativo di confronto parte da un'impronta, oserei dire genetica, completamente diversa, opposta e quindi l'approccio è oggettivamente impossibile. Leggendo e rileggendo lo scritto del Signor Alex mi convinco sempre di più che apparteniamo a due mondi enormemente differenti. Di fatto parliamo lingue totalmente inconciliabili tra loro. Le sue argomentazioni mi appaiono incomprensibili ed a tratti farneticanti (senza offesa ovviamente). Ma d'altra parte credo che anche per lui sia la stessa cosa leggendo il tuo scritto. Più parlo di questi argomenti con persone fortemente convinte della loro fede, più mi convinco che è un esercizio assolutamente inutile, anzi, se si insiste spesso si compromettono anche i rapporti formali. In altri contesti storici e culturali spesso, come hai puntualmente ricordato, il confronto è avvenuto e, ahimè, avviene con atroci violenze che non di rado hanno portato a massacri di proporzioni epiche. Direi che, tutto sommato, è meglio che ognuno viva nel suo mondo, esprimendo liberamente le proprie convinzioni ma senza pretendere di "imporle" ad altri (in maniera subdola o altro). In estrema sintesi penso che, come in natura, ci sono elementi che sono tra loro insolubili, ad esempio l'olio con l'acqua, ma ciò nonostante possono coesistere nello stesso recipiente ognuno per conto proprio. Mimmo
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