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domenica 19 maggio 2013

La ragione è un'isola piccolissima (4)

Buona sera Sig. Co.
ho avuto modo di leggere la sua lettera pubblicata sull'inserto del quotidiano La Repubblica.

Condivido il suo pensiero quando dice che le persone, nonostante siano a conoscenza di fatti biasimevoli, si lasciano trasportare dai propri sentimenti volendo rimanere ciechi e insensibili.

Gesù disse di stare in guardia verso questo atteggiamento.

Tant'è vero che disse che la conoscenza della verità avrebbe reso liberi. (Giovanni 17:17)

Liberi da cosa? Dall'ignoranza e dalla credulità.

Anche l'apostolo Paolo sostenne questo pensiero quando incoraggiò d'accertarsi delle cose più importanti (Filippesi 1:10)

E' vero che entrambi questi personaggi ponevano l'accento sulle cose spirituali ma lo possiamo applicare a ogni campo della vita.

Spero di poterla risentire presto.

(Norberta)
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Gentile Signora, 
lieto di leggere il suo messaggio.
A partire da quella lettera si è aperto un dibattito che riporto su questo blog.
Quello che osservavo è proprio il comportamento di coloro che in nome della fede - religiosa o calcistica o politica -  rinunciano alla attività critica e logica della mente, rifiutando di guardare in faccia la realtà.
Specie in tempi di crisi come quelli che viviamo, l’ignoranza e la credulità portano molta gente a fuggire dalla realtà rifugiandosi nell'irrazionale: prosperano infatti le attività religiose, il gioco d’azzardo, l’attesa degli UFO. 
Questi abbandoni hanno in comune il disperare del singolo di poter operare con le proprie forze un cambiamento nella propria vita vera, arrendendosi a domandarlo invece, a entità immaginarie esterne alla realtà – la divinità, la fortuna, gli astri, il sovrannaturale - la cui benevolenza occorre guadagnarsi con riti, sacrifici (spesso in denaro) e ferventi preghiere, riunendosi in cortei rassicuranti, in oranti processioni, in stadi con la ola, in tabaccherie col gratta e vinci, in piazze urlanti che inneggiano troppo spesso a capipopolo di dubbia moralità che promettono irragionevoli e chimerici paradisi (fiscali e no). 
Questi abbandoni hanno in comune sogni collettivi di soluzioni semplici e irrazionali fondate su improbabili dogmi, soluzioni magiche che debbano venire dall’esterno, dal cielo, da un mago, da un santo, dai pianeti, dalla fortuna, dagli astri, dagli inferi, da un altro mondo.

KANT
La “verità” viene concepita dai credenti di ogni genere come un fenomeno magico che esiste al di fuori del mondo sensibile e che debba un giorno rivelarsi, donando salvezza al mondo. Concezione questa, teologica, che per millenni ha bloccato il pensiero dell’umanità indirizzandolo nella ricerca dell’assurdo. 
Si è dovuto attendere il 1700-1800 d.C. per far uscire, (e non del tutto), la metafisica dalla filosofia occidentale. 
Per dividere la teologia dalla filosofia, si son dovute combattere molte battaglie, ma occorre ancora combatterne per ottenere il riscatto del pensiero dalla superstizione.

E con la globalizzazione, le crisi mondiali in corso, gli interessi immensi di chi gestisce la domanda di “fede”, e inoltre la miseria in cui versano ancora miliardi di persone sul pianeta e quindi l’ignoranza estrema, bacino immenso per ogni superstizione  - sinottica, canonica e magari anche apocrifa, purché fonte di lucro e di potere - ebbene, il percorso della ragione mi pare ancora, ahimè, molto in salita. 
Un saluto.

(w/cody)*
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Gentile Sig. Costantino
sono stupito del contrasto tra il suo disincanto lucido e assoluto e il suo "animus pugnandi" che è certamente retaggio di un'antica tenacia lucana e forse degli insegnamenti di un gruppetto di professori un giorno quasi sessantottini e oggi quasi sessantottenni.
Certo c'è differenza fra i massimi sistemi su cui discute con il professor Garimberti e le noterelle sui raccoglitori di scontrini e imbonitori vari.
L'importante,secondo me,non è "giocare a palla con il proprio cervello" come dice il poeta,ma "coltivare il proprio giardino" come sosteneva il buon vecchio Voltaire.
Alla prossima.
(Alfred)

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i precedenti interventi sono qui : 


e qui:




1 commento:

  1. Gentile Sig. Costantino
    sono stupito del contrasto tra il suo disincanto lucido e assoluto e il suo "animus pugnandi" che è certamente retaggio di un'antica tenacia lucana e forse degli insegnamenti di un gruppetto di professori un giorno quasi sessantottini e oggi quasi sessantottenni.
    Certo c'è differenza fra i massimi sistemi su cui discute con il professor Garimberti e le noterelle sui raccoglitori di scontrini e imbonitori vari.
    L'importante,secondo me,non è "giocare a palla con il proprio cervello" come dice il poeta,ma "coltivare il proprio giardino" come sosteneva il buon vecchio Voltaire.
    Alla prossima

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