“L’istruzione è il processo per cui il pensiero è dischiuso
dall’anima e, associato alle cose esteriori, ritorna riflesso, rendendoci così
edotti della realtà e della forma delle cose stesse.” A.B.Alcott, Boston1850
ca.
Gentile signor Costantino,
ho letto la sua al Professore Galimberti, (D. di Republica
del 20 aprile) e, visto che appone l’indirizzo, penso accetti qualche
riflessione e accetti l’iniziale citazione, che a me sembra appropriata.
Lei dice:
“L’infondatezza della convinzione che la conoscenza apra gli occhi e ridesti la
ragione dal sonno e dall’inganno”.
A mio parere,
modestissimo, al mondo emotivo non appartengono soltanto aspetti non educabili,
quali l’amore (non a caso si dice che è cieco) e la fede (che si basa sulla
cecità del credere e non su di un sapere); le altre emozioni se non facilmente educabili,
cosa impegnativa, chissà se potrebbero essere comprensibili, cosa ancor più difficile.
Mi spiego.
Un’emozione, che appunto muove dentro di me un qualcosa, ha
pure un suo significato, più o meno lontano, più o meno rintracciabile. Se non
riesco a conoscere la sua origine, la scintilla che l’ha fatta nascere e poi pericolosamente
esplodere, o con la stessa pericolosità soppressa, mi è possibile farla
colloquiare con la ragione?
Platone che invitava al controllo delle passioni, invitava a
conoscerle e comprenderle? L’educazione come può attuarsi se non attraverso la conoscenza, intesa come
comprensione intima delle cause? Perché la persona carismatica ottiene consenso? Perché il destinatario
delle parole vuote, ma piene di retorica, non ha la capacità di pensare,
accecato dalle sue emozioni a lui stesso incomprensibili. Pensare è faticoso, richiede
preparazione, allenamento, educazione ricevuta, volontà di andare verso una
possibile, se pur relativa, verità; ma anche dove questa facoltà sia in qualche
modo presente è possibile il contatto-dialogo tra pensiero e origine dell’emozione?
Tutti sappiamo che è
male essere violenti, risolvere con la violenza i conflitti, aggredire anziché
cercare di comprendere, usare il pre-giudizio anziché aggiornarlo con i nuovi
contesti, ma: chi è sceso a spiegarci il significato di questi incendi che le
parole, gli eventi, gli accadimenti più diversi, la retorica più o meno
disonesta appiccano dentro di noi?
E’ una cosa
possibile? La scuola, chiamata a forgiare il futuro della civiltà di un
Paese forse potrebbe aiutare in questo
senso; una scuola che parta da subito, da quella dell’infanzia. Un utopia.
Ma i retori sanno che
un agire in questo senso toglierebbe incontrollata emotività al gruppo, creando
persone pensanti, critiche, non facilmente influenzabili con politiche con cui
si forma e si assoggetta il branco a
finalità tutt’altro che utili alla società dove, appunto, gli uomini si fanno
soci per progredire insieme. Ma forse, nonostante l’attuale contesto politico e
sociale, ce la faremo; a poco a poco,
liberandoci di alcune catene, anche se
altre, pur cambiando nelle sole apparenze, permarranno.
Da appassionato del
mondo del colore, le invio una delle mie foto preferite…le cose che passano in
attesa di quelle nuove.
Le
auguro sereni giorni di primavera
Giorgio G.
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Gentile amico,
ho molto apprrezzato le sue considerazioni, pertinenti e
acute.
Le chiedo solo di chiarirmi un punto del suo scritto che qui
le riporto :
(...) nuovi contesti, ma: chi è sceso a
spiegarci il significato di questi incendi che le parole,
(...)
Chi
sarebbe sceso? da dove? Oppure chi sarebbe dovuto scendere?
I figli, temo, più che dalla scuola imparano dai padri.
I figli, temo, più che dalla scuola imparano dai padri.
appresto
co
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Segnalo, per riflettere, "il capriccio nr. 43 del 1799" di Francisco Goya. Il titolo? "Il sonno della Ragione genera Mostri". E' la forza visionaria dell'inconscio e il rifiuto di modelli assoluti di bellezza che stimola la curiosità e la fantasia e incoraggia la ricerca (interiore?) I Discenti, a qualsiasi età, sono esseri pensanti...
RispondiEliminaFilippo Bubbico, docente di Storia dell'Arte