Giornata della
memoria.
l’Armata Rossa il 27 gennaio 1945 entrò nei campi di
sterminio nazisti trovandovi ancora 7000 esseri umani non ancora passati per le
camere a gas e per i forni crematori e i resti di milioni di esseri umani assassinati
nelle maniere più orrende, passati per il forno e derubati, i cadaveri, finanche
degli occhiali e dei denti d’oro.
Milioni di persone vi erano state orrendamente massacrate, in
modo sistematico, calcolato, scientificamente organizzato, come una catena di
montaggio, come per i suini di allevamento, come per i polli da scannatoio.
Milioni di persone, deportate nei campi per esservi
sterminate, erano state razziate dalle loro case in quanto di religione
ebraica, o perché comunisti, o perché zingari, o perché disabili, o testimoni
di Geova, in un incubo chiamato “selezione della razza”.
Il Vaticano, all’epoca, nulla ebbe da ridire su questa
indicibile ferocia, impegnato com’era a benedire le armate nazifasciste e a
definire Mussolini “l’uomo mandato dalla Provvidenza”.
Nulla disse il Vaticano
quando nel 1938 il fascismo italiano varò le leggi di discriminazione della
razza e con i nazisti avviò la deportazione di ebrei, comunisti, disabili,
dissidenti italiani verso lo sterminio nei lager. Interi quartieri di Roma
venivano rastrellati da cattolicissimi italiani in orbace che consegnavano alle
camionette naziste i propri vicini di casa e ne saccheggiavano gli averi.
Nessuna opposizione, nessun veto, nessuna condanna dal Soglio Pontificio:
nulla. Silenzio. Nulla disse e ancor oggi, salvo tiepidi fervorini di maniera,
nulla dice.
Dopo il 1945 i criminali di guerra
nazisti, ricercati dagli Alleati, cercavano scampo in ogni dove per sottrarsi
ai processi e alla giustizia che voleva processare e punire quegli orrendi
crimini.
Molti di questi criminali nazisti trovarono rifugio, ospitalità, nascondiglio
in Vaticano e molti di loro, con documenti falsi forniti dalla Chiesa
riuscirono a raggiungere dorati rifugi in America latina e in altre parti del
mondo.
Pio XII, anzi, tentò di imporre a De Gasperi l’ingresso al governo italiano
degli ex fascisti e scomunicò i comunisti che avevano contribuito a sconfiggere
il nazifascismo. Tanto per capire da che parte stava il Papa e la sua Chiesa.
Questa la Storia.
Ebbene i TG e altre fonti di informazione e celebrazione menzionano, come ogni
anno, in modo generico le vittime dei campi di sterminio e citano sempre Padre
Kolbe, un prete cattolico che essendosi opposto al nazismo fu assassinato dalla
Germania nazista e da qualche tempo anche la suora mistica Edith Stein. Nessun
altro nome: solo Kolbe e Stein, come se le uniche vittime del genocidio nazista
fossero cattolici.
Citare il solo Kolbe e dar subito la parola al Papa determina nell’ascoltatore
giovane o disinformato convincimenti errati circa il ruolo della Chiesa nei
fatti di quegli anni. Molto speciosamente errati.
Su questo sito che
narra la orrenda vicenda di Kolbe si arriva con sfacciataggine a definire i Nazisti
“anticristiani”.
Le SS
e i nazisti, in realtà, erano cristianissimi e in nome della presunta
superiorità della loro fede e della loro razza avviarono il genocidio degli
aderenti alla fede ebraica e ad altre ideologie.
Fregiandosi del motto “got mit uns”
(dio è con noi) perpetrarono il più orrendo crimine che la umanità ricordi ai
danni di civili innocenti, colpevoli solo di esser portatori di fedi e pensieri
diversi.
Possibile che dobbiamo continuare a tollerare questo ignobile uso dell’informazione
tesa a fornire versioni accomodate e sbagliate della Storia e della attualità?
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