Dalla analisi
di Giovanni viene spontanea una riflessione sulle sorti della democrazia in
Italia: fragile, innestata in un tessuto sociale che, specialmente a
Mezzogiorno, ancora largamente nutre una concezione feudale del potere e che
stenta a metabolizzare coscienza civica e politica.
In Basilicata l'aggravarsi
della crisi economica, la irrisolta questione meridionale, la assenza atavica
di una borghesia imprenditoriale sono fattori che rapinano i nostri territori delle
migliori risorse e deportano altrove le speranze di ricambio della classe
dirigente.
La mancanza di
sbocchi occupazionali e professionali non dipendenti dalla mano politica
cristallizza in un sistema familistico di "Vicerè" l'intera struttura
economica e sociale della Regione così che con il “potere” può esistere un
unico rapporto non dialettico ma feudale, appunto, di sottomissione, tutt’altro
che democratico e ben distante dai dettami costituzionali.
Occorrerebbe
una nuova stagione di coscienza civile, di disinteressato impegno politico che
possa rinnovare la classe dirigente e scardinare il regime dei Vicerè.
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