In un Paese in cui l’evasione
fiscale è un enorme pozzo nero di rapina e di ingiustizia, in un Paese dove la
corruzione raggiunge dimensioni da manovra finanziaria, dove la mafia si è
introdotta in molti gangli della spesa pubblica e della imprenditoria privata,
dove questi fenomeni rubano al Paese denaro e futuro, sviluppo e speranza,
la gente ha ragione di indignarsi e protestare.
In un Paese che paga cifre
astronomiche ai calciatori, che senza batter ciglio paga miliardi l’anno alla
chiesa cattolica, che paga stipendi da fiaba a insulsi presentatori TV, che
assiste allo scempio quotidiano del pubblico denaro in opere inutili e ruberie, mentre la vita sociale ed economica degrada ogni giorno, i cittadini hanno ragione di indignarsi.
Ma contro chi si indignano
invece certi Italiani? Contro la mafia? Contro il calcio? Contro gli evasori?
Contro la chiesa? Contro i ladroni, contro i corrotti, contro i milionari divi
del maleodorante palinsesto delle TV, contro i mazzettari della porta accanto,
contro i maneggioni dell’ufficio accanto?
No.
Si indignano contro i politici.
Contro i politici che loro
stessi contribuiscono a eleggere, contro i loro rappresentanti.
Prima li votano e poi
(quando non ne hanno nulla in cambio), li maledicono.
Su tutto il resto, tacciono.
L’impressione è che molti
Italiani siano indignati contro la democrazia.
Più che contro lo sperpero di denaro pubblico, che tutto sommato non li
disgusta tanto – specie se ne posson pigliare un pezzettin – tanti nostri
concittadini inveiscono contro le istituzioni.
E c’è chi soffia sul fuoco riempiendo TV e social di odio contro i politici: le
loro pensioni, i loro vitalizi, come se il vero problema dell’immenso debito
pubblico italiano fosse quello.
L’impressione è che molti
Italiani si indignino contro la democrazia rappresentativa e che ci sia chi
scientemente li stia aizzando in una direzione pericolosa.
Hanno tentato molte volte
di togliere all’Italia la democrazia conquistata dopo un conflitto mondiale;
con golpe militari, con leggi elettorali sospette, con Logge deviate, con Gladi
associativi, con la strategia della tensione, con attentati sanguinosi, con le
stragi degli anni 70, con le stragi del ’93, con i partiti di plastica, con
l’intimidazione e la soppressione di magistrati scomodi.
Finora non ci sono
riusciti.
Il capolavoro sarebbe che
gli Italiani, finalmente, disgustati, rinunciassero spontaneamente alla democrazia, di cui - in fondo - forse non hanno mai compreso bene il senso.
Il maggior afflusso alle urne per il (dissennato) referendum costituzionale temo non sia avvenuto per un redivivo amore per la Costituzione; in larga parte il prevalente NO è stato il rifiuto, il rigetto urlato della politica tout-court.
C’è chi soffia sul fuoco
dell’antipolitica e il fenomeno ci deve preoccupare.
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