Le donne dell’est.
Non è la nazionalità che le rende attrattive, è la loro somiglianza con i prodotti di cui si fa pubblicità in TV: decorativi e status-simbol.
Il tizio che era ospite del programma raccontava spontaneamente di essersi rivolto alle agenzie matrimoniali di importazione biondazze perché le donne italiane non se lo filavano proprio. Non si accontentava, lui, di una donna del suo vicinato, operaia come lui, no: lui la voleva fuoriserie, come quelle del cinema, come quelle della pubblicità.
Come per le auto: a costo di firmare cambiali per tutta la vita, certi uomini sentono il bisogno perentorio di possedere una BMW o un SUV o una certa altra auto che hanno visto alla TV: non ci dormono la notte per mesi finché, alfine, se la comprano, il sogno di una vita. Ma è concepibile? Un veicolo, una scatola di lamiere a motore che diviene il sogno di una vita di qualcuno di noi?
Così per le donne vistose: le vedono in TV, ne invidiano i proprietari e si incaponiscono e infine se le comprano, le ordinano dal catalogo e le fanno venire dalla Russia. E le agenzie costano molto care.
Questo è il risultato di 40 anni di TV spazzatura, di educazione sentimentale affidata ai cine panettone (quando va bene), alla assenza di educazione sessuale nelle famiglie e nelle scuole, al permanere della concezione della donna come un oggetto decorativo da possedere, usare, e se non va bene restituire, picchiare, demolire, rottamare e, al limite, assassinare. E’ mia e ne faccio quel che voglio.
Nella concezione di tanti, troppi uomini, la donna è come l’auto: non una persona ma una merce comprata da esibire in giro.
Non importa se poi lo sanno tutti che te la sei pagata a cambiali, ma finalmente puoi guidare una BMW e tutti si devono girare a guardarti mentre la guidi.
Uguale per la donna.
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