Tutte le domeniche opposte tifoserie si menano si accoltellano si sprangano, devastano treni e frantumano vetrine e farebbero peggio se non ci fossero legioni di carabinieri a tenerli a freno. Tutto nell'atteggiamento dei tifosi inneggia alla violenza, richiama la brutalità, fa appello alla sopraffazione come dimostrazione di potenza.
Non sono teppisti, sono TIFOSI. Sono il frutto più genuino (il meglio riuscito perché senza mediazioni culturali) della dittatura mediatica del pallone, della ossessiva esaltazione del calcio, somministrato a dosi massice ogni giorno.
Questi ragazzi sono stati allevati nel culto del pallone che viene somministrato a tutte la ore da Tv radio giornali pubbicità a colpi di coccing, team, competitors, di gol e di winners: se non win non sei una mazza nella vita e per win bisogna abbattere il competitor, ammazzarlo se necessario, umiliarlo sempre. Alla faccia dei "valori dello sport" della retorica solidarietà nella competizione.
Che cosa sognano di fare da grandi tanti dei nostri ragazzi: l'operaio o il calciatore? I sogni non costano niente, fanno tendenza. E la TV serve a far credere che certi sogni si possono avverare.
Si sogna. Se si tolgono i sogni a un popolo gli si tolgono le speranze e tutto il sognabile qui ruota attorno al gioco del pallone: soldi donne SUV successo potere. E se i sogni non si avverano SUBITO, la frustrazione brucia, monta quella rabbia ottusa che la domenica esplode in violenza.
La violenza della Curva, una divisa colorata, un elmo di capelli rasati tutti uguali, un passamontagna e una tessera in tasca può far dire a questi ragazzi spaventati dalla propria inutilità sociale,: sono qualcuno. Esisto.
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