Quando la crisi economica morde,
l’incertezza del futuro diviene angoscia; allora la mente umana vacilla e cerca
di aggrapparsi a una speranza, di appoggiarsi a qualcosa, ma quando nella
realtà non trova nulla di solido, si rifugia nell'irrazionale: gli dei e il
gioco d’azzardo, la fortuna e la cabala, l’astrologia e papafrancesco, la
superstizione e gli amuleti, il santino e il talismano contro il malocchio; a
padrepio si chiedono le stesse prestazioni di harrypotter: un terno a lotto, la
salute, un posto di lavoro, una guarigione, un grattevvinci.
Il sogno prende il posto del pensiero; anziché elaborare un
progetto e agire, si attende, seduti, il miracolo.
Si svuotano le sedi dei partiti e si
riempiono le chiese e le tabaccherie; chiudono le edicole, languono le librerie
e prosperano i compro oro e le sale scommesse; al cinema e in TV storie di
santi, di magia, di miracoli, quando va meglio: di fantascienza.
Fuga dalla realtà.
Di massa.
Le moltitudini bramano protezione e si
dispongono ad acclamare l’uomo, il solo, quegli, colui che risolva tutti i
problemi e offra speranza e futuro, grazia e benessere, prosperità e salute.
Lo attendono.
Si creano le condizioni perché un singolo uomo possa divenire il depositario della fede della massa, le moltitudini scoprono la fatica della democrazia e sposano la facilità della monarchia assoluta, la comodità dell’uomo solo al comando, uomo della provvidenza cui le moltitudini attribuiscono poteri prodigiosi, cui si chiede di posare insieme per una foto ricordo (selfie), cui le mamme dan da baciare i loro piccoli nelle parate, mentre gli inni fan marciare i giovani vestiti tutti uguali e sventolano bandierine, sorridenti le fanciulle.
Lo attendono.
Si creano le condizioni perché un singolo uomo possa divenire il depositario della fede della massa, le moltitudini scoprono la fatica della democrazia e sposano la facilità della monarchia assoluta, la comodità dell’uomo solo al comando, uomo della provvidenza cui le moltitudini attribuiscono poteri prodigiosi, cui si chiede di posare insieme per una foto ricordo (selfie), cui le mamme dan da baciare i loro piccoli nelle parate, mentre gli inni fan marciare i giovani vestiti tutti uguali e sventolano bandierine, sorridenti le fanciulle.
Dall'irrazionalità di massa non è mai
venuto nulla di buono: fascismi, autoritarismi, razzismi, fanatismi, guerre di
religione, stermini, genocidi.
Solo dopo le guerre, dopo che l’uomo
della provvidenza di turno ha mostrato il vero volto della dittatura, le
moltitudini si ravvedono e per un po’ partecipano alla cosa pubblica. Per un
po’. Poi riprendono a sperare: un nuovo messia, un nuovo sovrano, un nuovo uomo
solo al comando che gli prometta paradisi in terra o in cielo e li faccia
sognare.
La democrazia è fatica.
Perché vuol dire impegno.
Perché vuol dire impegno.
anche qui
COMMENTO di Franco Martina:
Parole sante ma la religione é oppio dei popoli e sì, ci
sono paternalismo, opportunismo e clientelismo finiamo nei matteismi.
Firmate con
un secco No al riformismo per un Senato di nominati. Scegliamo un fiume...
L'Arno, il Tevere e il Basento e buttiamoceli dentro.
La democrazia
ringrazierà.
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(w/cody)*
Senza dubbio il referendum è uno strumento.
Quello che non si vede, però, è il sentire democratico
diffuso, la partecipazione del popolo italiano alle sorti della democrazia che,
a tratti invece, sembra aver scocciato i cittadini: nella confusione
qualunquista dell’antipolitica la affluenza alle urne è crollata e al contempo
nessuno più partecipa alla vita dei partiti se non quale viatico e percorso per
benefici, chiavi ed entrature.
Forse sin dall'inizio della esperienza repubblicana che
partì in Italia dopo la guerra, gli
Italiani covavano nel DNA un distaccato scetticismo nei confronti della
democrazia, ma la classe dominante, decennio dopo decennio, non ha saputo o non
ha voluto diffondere nella popolazione il senso profondo della partecipazione e
della democrazia lasciando che lobby e clientele continuassero a gestire il
potere in continuazione col potere fascista. Durante il ventennio mussoliniano,
chi non aveva la "tessera", non aveva molte strade. Oggi non ci sta
il partito unico, certo, c’è una maggiore offerta di appartenenza a partiti o a
logge o a “famiglie” e gruppi di varia natura, ma la logica, nei fatti e nel comune sentire dei
sudditi, non sembra molto diversa.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un paese stremato, bloccato,
che non trova più la forza di innovare e di svoltare nella sua storia e che esporta
i suoi giovani migliori che, qui, non hanno strada né futuro.
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