Me lo dicevano di non lasciarmi accettare sul posto di lavoro.
· L’ascia, l’ascia. – mi gridavano e io
non capivo e mi tenevo stretto il posto di lavoro.
·
Lascia l’ascia – gridavano
a lui, ma non se ne curava.
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Lascia che gridino – diceva.
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Lo avevo appena trovato
quel lavoro.
·
Ti presento il tuo nuovo
Capo.
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Nuovo?
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Sì, l’altro lo abbiamo
tagliato.
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Asciantè.
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Un plesìr.
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Guarda che ti accetteranno, mi ammonivano.
Ma invano.
Io non vedevo scure prospettive anche se
nell’ombra qualcuno lasciava l’ascetico lascito del lasciar sciogliere l’ascelle nello scialle.
Poi vidi taglienti lame di luce
fra le asce scure e cominciai a capire e
chiamai la Bianca Arma.
Per nome:
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Mannaiaaaa!
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Mannaia alla
miseria - mi rispose l’eco.
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Eco-mediavolo hai fatto
a non accorgertene che ti tagliavano?
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Non sono esperto di armi
da taglio.
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E da cucito?
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Esistono le armi da
cucito?
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Le devono inventare
ancora.
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Spiacente, Signore,
quest'articolo non ce n'è, non ce n'abbiamo:
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Solo armi da taglio.
I posti di lavoro, si sa, sono
cosi teneri che si tagliano con un grissino.
Come il tonno, il lavoro si
taglia col grissino
i posti di lavoro coi
telegrammi
la coca si taglia col borotalco
il vino si taglia con l’acqua
e con il coltello ormai ci si
taglia solo la nebbia.
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E l’ascia?
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Lo sai come si chiamano
nelle aziende quelli che licenziano?
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Licenziatori?
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No. Tagliatori di teste.
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Come quelli del Borneo?
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Già, quelli di Sandokan!
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Ma questi sono ben
vestiti e sorridenti: l’ascia non te la fanno vedere.
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E tagliano?
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Eccome.
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Con l’ascia?
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Ma L’ascia perdere, beviti due scure e nun ce penza’. accetta la realtà,
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Mannaia a te.
nessun commento. Impietoso come è
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