Lo so, era un gioco da femmine, lo so. La campana, la
settimana, il cielo lo facevano le bambine, ma esistono documenti pittorici che
dimostrano come anche i maschi lo praticassero, senza perciò perdere irrimediabilmente
la virilità.
Noi che non si aveva la pleistèscion, si giocava con gli altri bambini e i giochi per lo più consistevano
nello stare insieme e al contempo magari far qualcosa, insieme, chessò rincorrersi,
saltare giù dai muri, arrampicarsi su per le grondaie, affacciarsi mezzo busto
dai tetti per dimostrar di non aver paura, e via rischiando noce di collo
clavicole carpi e metatarsi misti.
Il luogo elettivo per qualsiasi gioco era la strada; giocare
in
house, era un concetto privo di senso, la casa era per altre cose; la
strada invece era l’immenso palasport per ogni attività: si giocava a corpo
libero utilizzando per lo più il nulla, oppure cose raccattate in strada,
barattoli, buoni per farne dei trampoli con i cordini, rami per le sciabole,
ombrelli rotti per arco e frecce, pneumatici per le fionde, mazze di scope per
le spade e per il pìcciolo, pezze e cartoni per un bel fuoco, lamiere per gli
slittini giù per i fossati a rotta di collo e di braghe, stracci per farci un
pallone da calcio e pezzi di tufo per farci le porte. Pezzi rari di
calcare più tenero erano preziosi perché ... "scrivevano" ed erano buoni per
disegnare in terra l’area di rigore, la pallaccentro, il corn' e per disegnare, sempre a terra, su un marciapiede o sull'asfalto: la campana.
Non c’era zona o quartiere che non avesse decine di campane disegnate in ogni dove, lavate dalla pioggia e ridisegnate tenacemente il giorno dopo, o sbiadite e dimenticate, soppiantate da altre più complesse.
Non c’era zona o quartiere che non avesse decine di campane disegnate in ogni dove, lavate dalla pioggia e ridisegnate tenacemente il giorno dopo, o sbiadite e dimenticate, soppiantate da altre più complesse.
Lo so, era un gioco da femmine, lo so, ci giocavano le
bambine, ma anche i maschi, ogni tanto: diciamo che era il “riposo
del guerriero”.
Tutti i giochi di strada si son rivelati utili poi nella
vita, a differenza di quanto accada con la pleistèscion che oltre a star da
soli, addestra al massimo ad ammazzare “cose” senza pensarci tanto su, così
per divertimento.
Tutti i giochi di strada si son rivelati utili, poi nella
vita, ma quello della campana massimamente torna utile oggi quando si esce a
piedi in città. Sui marciapiedi mitragliati di merde di cani, solo la spiccata
abilità ai salti nelle caselle della campana, consente di portare salve le
scarpe a casa e, se si scivola (mai sia), non solamente le scarpe.
Lo so, era un gioco da femmine, lo so: ma menomale che a
volte ci giocavamo anche noi maschietti.
Ehilà nostalgico Costantino
RispondiEliminaLe stercaliadi potrebbero essere i giochi di strada per raccogliere lo sterco ( deiezioni è un eufemismo) di chi la semina e la insegue passo passo come Pollicino.. Ogni gioco è una favola e una favola è un gioco come ripete una nota canzone di Edoardo Bennato.
E allora uno due, tre, stella…
(francomartina)