di Vito Sacco
IRSINA – La
figura di Michelino Dilillo, consigliere comunale e assessore comunale all’Istruzione
negli anni ’60, insegnante di suola elementare, direttore didattico, sindacalista
della Cgil scuola, studioso di tradizioni popolari, di storia e di letteratura
e autore di diversi saggi, è stata ricordata sabato scorso a Irsina, durante un
incontro che si è svolto nell’aula consiliare. Organizzato dall’amministrazione
comunale e dall’associazione culturale “Libero Rocco Scialpi – Diario irsinese”,
nel ventennale della scomparsa dell’illustre personalità, avvenuta l’11 gennaio
del 1994, a soli 64 anni, l’incontro è stata anche l’occasione per presentare
la seconda edizione del suo volume “Irsina: credenze, usanze e tradizioni montepelosane”,
riveduta e ampliata dal figlio Costantino per le Edizioni Giannatelli. In
apertura, il moderatore Lorenzo Monteleone, responsabile del periodico “Diario
Irsinese”, tracciando un profilo biografico di Michelino Dilillo, ha detto, tra
l’altro, che è stato soprattutto un uomo che era dalla parte dei più deboli e
che i suoi sono stati ideali di pace, di giustizia sociale, di solidarietà, di
uguaglianza e di libertà. “Un uomo – ha continuato Lorenzo Monteleone – che si
è sempre impegnato per il riscatto di Irsina e della sua gente, un
intellettuale che amava il suo paese”. Ha, poi, ricordato l’impegno per la
scuola negli anni Sessanta, consentendo a Irsina, primo comune in Italia dopo
Bologna, di avere una scuola materna comunale e istituendo un servizio di
scuolabus. Infine, ha proposto all’amministrazione comunale di intitolare la
biblioteca comunale all’illustre concittadino, avendola
fondata nel 1957 ed essendovi rimasto direttore fino al 1967. A tale proposito,
il sindaco Raffaele Favale ha ricordato che, oltre a fondarla, Michelino
Dilillo donò alla biblioteca i suoi libri e che, a breve, essa si trasferirà a
Palazzo Romano trasformandosi in mediateca. Il sindaco ha anche posto l’accento
su come il volume appena ristampato abbia consentito la pubblicazione di altre
opere sulle tradizioni popolari irsinesi, soprattutto da parte di Antonio
Bonanno e di Dino Trezza. Infine, ha donato alla moglie e al figlio di
Michelino Dilillo copia di una delle prime delibere di consiglio comunale sul
funzionamento della scuola materna. Clemente Garzone, assessore comunale alla
Cultura, ha invece spiegato che quando una persona di cultura, al di là del suo
credo politico, s’impegna a tramandare le tradizioni e la cultura del suo
popolo, diventa patrimonio di tutta la comunità, andando oltre le colorazioni
politiche. Angelo Tataranno, già presidente della Provincia di Matera, a cui è
stato affidato la relazione principale, ha sottolineato che il volume “Irsina:
credenze, usanze e tradizioni montepelosane” va letto come un atto d’amore di Michelino
Dilillo nei confronti della sua città e dei suoi cittadini, perché ha reso noto
a tutti notizie storiche raccolte negli archivi, spesso disordinati e polverosi
e trasformate, poi, non in un saggio ma in un racconto continuo di aneddoti
ricercati, vissuti, testimoniati e trascritti dalle fonti più disparate, che
non sono sempre quelle di archivio. Il libro, insomma, è il frutto del lavoro intenso,
serio e intellettualmente onesto che l’autore ha messo a punto per parlare, con
una leggerezza narrativa straordinaria e con una non comune profondità
scientifica, di tutto ciò che riguarda i sentimenti e le tradizioni: dalla
religione all’amore, al lavoro, alle relazioni sociali, ai matrimoni e ai
funerali. È toccato, quindi, a un ex alunno di Michelino Dilillo dare la sua
testimonianza e questi è stato Pietro Caivano, il quale ha ricordato la
modernità del maestro rispetto agli obiettivi didattici dell’epoca, ancora
rivolti alla semplice acquisizione delle capacità di leggere, scrivere e fare
di conto. Diversa, invece, la testimonianza data da Antonio Paradiso, già docente
al locale liceo scientifico, che ha messo in evidenza l’attività sindacale di
Michelino Dilillo, per il quale il sindacato non era soltanto un mezzo in cui
riconoscersi per veder salvaguardati i propri diritti ma anche un’occasione
d’impegno più generale di idee e di prospettive e palestra di discussione sui
temi generali della cultura e i suoi interessi per la poesia, la musica e il cinema.
Infine, ha chiuso la serie degli interventi il senatore Angelo Ziccardi, che si
è soffermato sull’abbondante produzione letteraria, storiografica e sociologica
di Dilillo, invitando le scuole, a partire dalla quinta elementare, a far
leggere agli studenti il libro appena ristampato. A conclusione, è intervenuto
Costantino Dilillo, il quale ha spiegato che aver trascritto le tradizioni
popolari a cavallo di due secoli, ’800 e ’900, significa conservarne il ricordo,
che contribuisce a mantenere più dignitosa la propria identità di popolo.
vedremo di esserci
RispondiEliminacarlo e maria