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sabato 4 gennaio 2014

Michelino Dilillo - IRSINA, credenze usanze tradizioni montepelosane


di Vito Sacco
IRSINA – La figura di Michelino Dilillo, consigliere comunale e assessore comunale all’Istruzione negli anni ’60, insegnante di suola elementare, direttore didattico, sindacalista della Cgil scuola, studioso di tradizioni popolari, di storia e di letteratura e autore di diversi saggi, è stata ricordata sabato scorso a Irsina, durante un incontro che si è svolto nell’aula consiliare. Organizzato dall’amministrazione comunale e dall’associazione culturale “Libero Rocco Scialpi – Diario irsinese”, nel ventennale della scomparsa dell’illustre personalità, avvenuta l’11 gennaio del 1994, a soli 64 anni, l’incontro è stata anche l’occasione per presentare la seconda edizione del suo volume “Irsina: credenze, usanze e tradizioni montepelosane”, riveduta e ampliata dal figlio Costantino per le Edizioni Giannatelli. In apertura, il moderatore Lorenzo Monteleone, responsabile del periodico “Diario Irsinese”, tracciando un profilo biografico di Michelino Dilillo, ha detto, tra l’altro, che è stato soprattutto un uomo che era dalla parte dei più deboli e che i suoi sono stati ideali di pace, di giustizia sociale, di solidarietà, di uguaglianza e di libertà. “Un uomo – ha continuato Lorenzo Monteleone – che si è sempre impegnato per il riscatto di Irsina e della sua gente, un intellettuale che amava il suo paese”. Ha, poi, ricordato l’impegno per la scuola negli anni Sessanta, consentendo a Irsina, primo comune in Italia dopo Bologna, di avere una scuola materna comunale e istituendo un servizio di scuolabus. Infine, ha proposto all’amministrazione comunale di intitolare la biblioteca comunale all’illustre concittadino, avendola fondata nel 1957 ed essendovi rimasto direttore fino al 1967. A tale proposito, il sindaco Raffaele Favale ha ricordato che, oltre a fondarla, Michelino Dilillo donò alla biblioteca i suoi libri e che, a breve, essa si trasferirà a Palazzo Romano trasformandosi in mediateca. Il sindaco ha anche posto l’accento su come il volume appena ristampato abbia consentito la pubblicazione di altre opere sulle tradizioni popolari irsinesi, soprattutto da parte di Antonio Bonanno e di Dino Trezza. Infine, ha donato alla moglie e al figlio di Michelino Dilillo copia di una delle prime delibere di consiglio comunale sul funzionamento della scuola materna. Clemente Garzone, assessore comunale alla Cultura, ha invece spiegato che quando una persona di cultura, al di là del suo credo politico, s’impegna a tramandare le tradizioni e la cultura del suo popolo, diventa patrimonio di tutta la comunità, andando oltre le colorazioni politiche. Angelo Tataranno, già presidente della Provincia di Matera, a cui è stato affidato la relazione principale, ha sottolineato che il volume “Irsina: credenze, usanze e tradizioni montepelosane” va letto come un atto d’amore di Michelino Dilillo nei confronti della sua città e dei suoi cittadini, perché ha reso noto a tutti notizie storiche raccolte negli archivi, spesso disordinati e polverosi e trasformate, poi, non in un saggio ma in un racconto continuo di aneddoti ricercati, vissuti, testimoniati e trascritti dalle fonti più disparate, che non sono sempre quelle di archivio. Il libro, insomma, è il frutto del lavoro intenso, serio e intellettualmente onesto che l’autore ha messo a punto per parlare, con una leggerezza narrativa straordinaria e con una non comune profondità scientifica, di tutto ciò che riguarda i sentimenti e le tradizioni: dalla religione all’amore, al lavoro, alle relazioni sociali, ai matrimoni e ai funerali. È toccato, quindi, a un ex alunno di Michelino Dilillo dare la sua testimonianza e questi è stato Pietro Caivano, il quale ha ricordato la modernità del maestro rispetto agli obiettivi didattici dell’epoca, ancora rivolti alla semplice acquisizione delle capacità di leggere, scrivere e fare di conto. Diversa, invece, la testimonianza data da Antonio Paradiso, già docente al locale liceo scientifico, che ha messo in evidenza l’attività sindacale di Michelino Dilillo, per il quale il sindacato non era soltanto un mezzo in cui riconoscersi per veder salvaguardati i propri diritti ma anche un’occasione d’impegno più generale di idee e di prospettive e palestra di discussione sui temi generali della cultura e i suoi interessi per la poesia, la musica e il cinema. Infine, ha chiuso la serie degli interventi il senatore Angelo Ziccardi, che si è soffermato sull’abbondante produzione letteraria, storiografica e sociologica di Dilillo, invitando le scuole, a partire dalla quinta elementare, a far leggere agli studenti il libro appena ristampato. A conclusione, è intervenuto Costantino Dilillo, il quale ha spiegato che aver trascritto le tradizioni popolari a cavallo di due secoli, ’800 e ’900, significa conservarne il ricordo, che contribuisce a mantenere più dignitosa la propria identità di popolo.


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