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venerdì 28 settembre 2018

cultura, trincea contro la barbarie


Non ho mai conosciuto mio nonno paterno, era nato negli anni 80 dell’800. Lasciò qualche pezzo di sé in una trincea della prima guerra e tornò a casa. Se ne andò qualche anno dopo, in silenzio. Mio padre era un ragazzo allora.
Mio padre mi raccontava spesso di lui, del suo silenzio, della sua austerità, dei suoi stringati racconti, di quella volta che aveva detto:

 “A Gorizia ho visto un teatro: era bello.”





Gorizia. Fronte di guerra dove:

sotto l’acqua che cadeva a rovesci/
 grandinavano le palle nemiche/
(…)
Oh Gorizia, tu sei maledetta /
per ogni cuore che sente coscienza/
dolorosa ci fu la partenza/
e il ritorno per molti non fu.”

A scuola ci dovrebbero andare tutti, diceva mio nonno, come in un sogno di socialista ingenuo: e tutti saper leggere e scrivere e capire la filosofia, l’arte, la storia, la vita dell’umanità, i pensieri della gente. E capire il teatro, il dramma e la commedia. E dopo, ognuno farà il suo mestiere, chi il medico, chi l’ingegnere, chi il calzolaio, chi il contadino. Ma alla sera, dopo il lavoro, il dottore e il calzolaio, che hanno fatto le stesse scuole, si trovano sulla piazza e parlano di teatro e di arte e di filosofia.
Perché tutti possiamo capire e apprezzare le cose belle della vita.
Così diceva mio nonno: anche se di diversa professioni e differente ricchezza, la gente deve essere unita dalla cultura, dai saperi.

A scuola oggi ci vanno tutti, il sogno di mio nonno si è avverato, ma in un modo distorto.
Le persone oggi si incontrano e, qualunque mestiere facciano, parlano fra loro, sì, ma di gol, di campionati, di vestiti e di automobili: di merci oppure di soldi da vincere alle lotterie per poter comprare più merci.

Però, quando penso che un noto ex sindacalista, Cofferati, è uno dei maggiori esperti di opera lirica in Europa, allora credo che mio nonno avesse ragione nel pensare che per esercitare al meglio non solo una professione ma anche solo il “mestiere di essere umano” occorra la cultura, occorra essere immersi in un ambiente che offra stimoli alla creatività delle persone, attraverso la scoperta o la riscoperta delle parole, dei pensieri, delle pulsioni profonde, delle passioni, dei ritmi del corpo e della voce dell’immaginazione.
Proprio nel senso che l’esercizio quotidiano della conoscenza e della scoperta dei territori interiori, oltre che di quelli estesi nel mondo, possa essere l’unica trincea contro la barbarie.

Per decenni, per tenere lontani i ragazzi dalla strada, dalle devianze, per la loro educazione sentimentale e civile e culturale non si è puntato sul teatro, sui centri di lettura, sulle associazioni culturali, sulle biblioteche. Si è puntato piuttosto sui palazzetti dello sport, sugli stadi megagalattici, sulle aggregazioni di giovani in tifoserie pronte a trasformarsi in corpi elettorali compatti e lasciando che in alternativa i ragazzi avessero solo discoteche e angolini bui.

C’è un insostenibile senso di vuoto in una società senza cultura che ha affidato la formazione delle giovani generazioni alla TV e alle compagnie dei telefoni e a chi vuole solo vendere prodotti.
Eppure. Eppure.
Anni fa in una scuola elementare tenni un laboratorio di scrittura creativa collegato a esperienze teatrali per i ragazzi. A fine laboratorio, uno di loro, un bambino di 10 anni, mi disse: 
il teatro è un posto dove non c’è niente, ma ci può succedere di tutto”.
Io pensai a mio nonno e fui felice anche per lui.


lunedì 28 marzo 2016

"I Predatori delle Tre Porte" ritornano 8 aprile in Casa Cava

Venerdì 8 Aprile alle ore 20:30 in Casa Cava si replica "I Predatori delle Tre Porte", lo spettacolo che ripercorre la storia dei furti di affreschi del 1962 a Matera e del loro successivo ritrovamento. 
Ingresso Gratuito previa prenotazione con ritiro biglietti dalla sede dell'Ente Parco Murgia. 
Lo spettacolo dura 50 minuti, con regia di Massimo Lanzetta, sceneggiatura di Costantino Dilillo, musiche dal vivo di Rino Locantore e soggetto di Francesco Foschino 
Illustrazioni di Pino Oliva e foto e video di Pino Losito.


domenica 20 settembre 2015

“I Predatori delle Tre Porte” a Milano

I Predatori delle Tre Porte”  
Drammaturgia di Costantino Dilillo
Regia di Masssimo Lanzetta
Soggetto di Francesco Foschino
Illustrazioni di Pino Oliva
Foto e Video di Giuseppe Losito
Musiche originali e della tradizione popolare : Rino Locantore
Da un'idea di Pierfrancesco Pellecchia e Gigi Esposito









lunedì 10 novembre 2014

Pietro Paolo Tarasco

Pietro Paolo Tarasco

I tratti del suo pennino hanno la finezza delle parole antiche, 
la grana dei racconti avvincenti, 
i dettagli grafici hanno l'odore magico dei luoghi; 
l'intrigo surreale dei disegni, il candore dell'incantesimo lieto.
(w/cody)*


un grande artista materano

domenica 21 settembre 2014

Vittorio Sebastiani - Matera Atrocities - Are murders

Quello di Sebastiani è uno studio documentario accurato, frutto di anni di studio e di ricerca.
Ci restituisce nelle sue pieghe più drammatiche l'infamia criminale degli occupanti nazisti, l'infamia dei fascisti italiani, anonimi delatori della cui identità nulla più si seppe, l'eroismo semplice e determinato di civili, soldati, carabinieri, italiani, materani che si ribellarono ai Tedeschi e combatterono strada per strada sino a metterli in fuga da Matera, forse salvando la città dai bombardamenti degli alleati che, di lì a poco colpirono invece Bari e altre località.
Vittorio Sebastiani si dimostra storico serio e fedele esegeta dei documenti recuperati nei più lontani archivi.
Un testo, questo, che fa seguito al suo analogo studio del 2003, completandolo e che andrebbe studiato nelle scuole affinché le nuove generazioni conservino memoria di quegli accadimenti e la conservino intatta, non corrotta dai revisionismi ora tanto di moda che tendono a mettere sullo stesso pano aggressori e vittime, assassini e martiri, come già purtroppo dimostra il cippo eretto a Matera in luogo del palazzo della milizia che, minato, fu fatto esplodere con dentro la gente innocente che i nazisti avevano rastrellato in città per rappresaglia.
http://w-cody.blogspot.it/2012/09/matera-xxi-settembre-1943-il-cippone.html
Una esauriente e leggibilissima sintesi di quei fatti, anche ben inseriti nel contesto storico dell'epoca, la si trova nel saggio di Francesco Salerno, giovane studioso materano che ha pubblicato il suo interessante lavoro nel 2012.

venerdì 22 agosto 2014

la testa

Ho scoperto che non mi serviva. 
Mi sento meglio. 
Mi sento sollevato. 
I pensieri ingombrano, come un baule sul letto
come la nebbia di marzo sulla spiaggia 
ingannano
come la pioggia che bisbiglia sui coppi
assordano
come nere prefiche in litanie meste
ammorbano 
come rivoli di glicerina fra concetti stopposi 
ambasciano.
Ho smesso, come si fa con le sigarette.
Ho smesso.  
Ora sto bene. 
Mi vesto alla moda.
Rapido, cupido, sapido, lepido.
Mangio, bevo, scopo. 
Guizzo, frizzo, rizzo.  
Un po' di sballo. 
                                                                            (w/cody)* 

sabato 9 agosto 2014

Giovancarlo Tramontano, conte di Matera

 
La libertà ha un prezzo  - fa dire Montemurro al suo Cola di Salvagio.
La libertà costa cara.
Il prezzo alto della libertà, lo paga sempre il Popolo. E lo paga tutto, senza sconti.
L'albero della libertà deve essere concimato col sangue, sennò non cresce bene - dice ancora Cola di Salvagio, e il pensiero dell'autore è chiaro.
Montemurro è riuscito bene, anche questa volta, a render pedagogia allo spettatore, a offrire spunti di riflessione non consueti, di questi tempi.
Il popolo è tartassato dal Conte Tiranno, reso schiavo e ogni giorno di più oltraggiato e umiliato. E' terribilmente vera la scena in cui il conte e il suo bieco consigliere, sghignazzando, danno mandato al clero di esortare il popolo a piegare la testa al potere del Conte e a confidare, come non mai, nel premio ultraterreno che spetta a chi soffre in questa terra.
Clero ovviamente schierato dalla parte dei tiranni. Come sempre.
La libertà un popolo se la deve conquistare  - dice ancora Montemurro/Cola - altrimenti non la può apprezzare.
Cola di Salvagio, infatti, il prezzo della rivolta libertaria, lo paga. Per intero.

Quest'ultimo lavoro conferma la bravura di Antonio Montemurro nel suo teatro militante, sempre schierato - da "Fef ì ciquèr e cicr tust" a GalileoSemmelweis a Giordano Brunodalla parte della dignità e della coerenza e della libertà, contro la prepotenza, l'oscurantismo, la tirannide e lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
Riflessioni le sue, particolarmente attuali nell'oggi in cui, fra l'indifferenza dei più, si sta manomettendo l'impianto costituzionale frutto di una lotta di liberazione di cui gli Italiani sono stati abituati ad aver oblio e ubbia, come piace ai potenti di sempre.
Grazie, Antonio.
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Bravi anche gli attori della compagnia che sono stati davvero efficaci, specie Raniero che, come accadeva nel teatro popolare dei secoli passati, rischiava i fischi del pubblico e il lancio di ortaggi. Segno che la recitazione è stata efficace.

Non resta che dire: a meggh a meggh.
(w/cody)*

domenica 3 agosto 2014

suite CAVEOSANA di Damiano D’AMBROSIO

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Montescaglioso 
Abbazia San Michele Arcangelo, 
Mercoledì 6 agosto 2014, ore 21.00

PROGRAMMA
William BYRD [1540 / 1623]
The Earl of Oxford’s March
Tielman Susato [1510 / 1570]
Dance Suite
Henry PURCELL [1659 / 1695]
Trumpet Tune and Air
Aaron COPLAND [1900 / 1990]
Fanfare for the Common Man

Damiano D’AMBROSIO [1943]
Suite Caveosana – Cartoline da Mons Caveosus
[prima esecuzione assoluta]
 Intrada del Borbone
 Natale al Cenobio
 Passeggiata da Porta Sant’Angelo
 Ora et labora
 Danza del Borbone
SUITE CAVEOSANA
L’attività creativa nasce da frammenti di memoria legati all’alba della
coscienza e ai luoghi dell’infanzia, che si intrecciano e si agitano nel
caleidoscopio meraviglioso della mente umana producendo forme di
immagini, colori e suoni.
La Suite Caveosana, scritta su commissione dell’A.G.M.L. Ensemble, vuole
essere un grato e affettuoso omaggio alla città che mi ha visto nascere.
E se Intrada e Danza del Borbone si ispirano all’evento della storica visita
che il giovane re Juan Carlos fece nel 1735 alla città di Montescaglioso,
Natale al Cenobio, che incornicia l’antifona gregoriana Puer natus est, e Ora
et Labora, che rimanda alle armonie del famoso antico canone, sono un
omaggio alla splendida Abbazia Benedettina, presso cui il re soggiornò.
Passeggiata da Porta Sant’Angelo celebra invece una delle quattro porte di
accesso al paese lucano, quella che si apre sull’affascinante paesaggio
prospiciente la vicina Matera. [D. D’A.]

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A.G.M.L. ENSEMBLE
Filippo Carretta Tromba piccola in sib
Felice Tamborrino Tromba piccola in mib
Giulio Padula
Tommaso Casalnuovo 
Trombe in sib
Rocco AndriulliI
Oscar Terzi
Pasquale Di Pinto 
Corni
Agostino Panico
Michele Eletto
Davide Saturno
Massimo Laganaro
Francesco Tritto 
Tromboni
Vito Calabrese
Franco Racamato
Michele Nascente
Mirko Didio Euphonium
Donato Andriulli Tuba
Nunzio Pietrocola 
Percussioni
Giancarlo Lacanfora
Giuseppe Mazzoccoli
Francesco Ciarfaglia
Pasquale Tamborrino


domenica 23 marzo 2014

DOVE ERAVAMO RIMASTI ? di Pasquale Di Pede

Allora

Dove eravamo rimasti?

Siete ancora fermi ?

Avanzate verso il futuro

anche se ci siamo persi

qualche pagina di storia

una partita di calcio

tante figure di me...


Sei quello che accelera al semaforo

quello che ritarda al lavoro

quello che non si muove neanche se succede tutto quello che può succedere

Ti sei visto come sei dentro ?

Ti sei messo tutto in testa e hai lasciato il vuoto dentro

Noo, qualcosa hai messo in tasca

Rovista meglio tra le tue carte

c'è polvere e arte.


Tu chi sei ?

Sei di un altro

sei di te stesso

o sei ancora qui?

Sei con un piede fuori e uno scalzo.

Sei da un punto di vista

con un occhio chiuso e il petto fuori.

Sei quello che si alza presto la mattina

quello che non dorme la notte.



Sei quello che perde le chiavi

o quello che trova chiavi.

Sei come ti ha fatto mamma

ma somigli a tuo padre

Sei digiuno sulla fame nel mondo

e sazio di tv.

Sei impacciato nell'amore

e un capolavoro nell'affare

Sei condannato ma te la caverai ai domiciliari.

Sei arrivato al momento giusto:

ci sentiamo alla prossima

domenica 16 marzo 2014

Carlo Gaudiano - Il popolo materano tra storia e biologia.

Il Dr. Carlo Gaudiano è un medico ematologo e, da vero uomo di scienza, esercita la professione secondo quegli autentici valori che un medico lombardo mio amico riassume così: ribadisco che al centro della vita del medico ci debba essere sempre il paziente, che viene prima anche della sua stessa vita; altrimenti sarebbe stato meglio scegliesse un'altra professione” (Paolo Adamoli). Oltre che medico ospedaliero il Dr. Gaudiano è volontario protagonista di una strenua lotta alle malattie del sangue in Albania con la associazione “Un cuore per l’Albania”; al sostegno di queste attività vengono devoluti totalmente gli incassi della vendita di questo libro.
Carlo Gaudiano cerca ogni giorno di spingere le proprie conoscenze oltre i confini del già noto; in lui la passione di scoprire i segreti della natura per combattere la malattia si trasforma in azione, in paziente, metodica, determinata attività di ricerca e di studio, che lo porta dall’ospedale ai musei, dalla corsia ai laboratori dell’Agrobios, in una instancabile corsa alla acquisizione di dati sulla genetica della popolazione lucana, alla ricerca di un rimedio per le malattie del sangue.
Il libro intitolato “Il popolo materano fra storia e biologia” rendiconta un lavoro scientifico di alto pregio che dall’esame di decine di migliaia di campioni di DNA finalizzato alla diagnosi di particolari malattie, giunge a offrire, nella rielaborazione della vasta messe di informazioni raccolte, importanti  elementi di comparazione utili per uno schema di genetica della popolazione di Basilicata. Interessante è che lo studio del DNA è stato esteso dal Dr. Gaudiano alle ossa umane conservate nei musei del Materano risalenti all’epoca della Magna Grecia, al VI e al IV secolo a.c.

Da questa immagine si comprende in modo intuitivo come, secondo gli studi del Dr. Gaudiano,  il patrimonio genetico dei Lucani sia diverso da quello di tutte le altre regioni d’Italia. Si nota che Pugliesi e Campani, per esempio , al pari di altri popoli,  sono fra loro geneticamente diversi, ma la diversità dei Lucani da tutti gli altri è di gran lunga più accentuata.
Questa particolarità attiene all'isolamento genetico che la provincia di Matera ha vissuto nei secoli passati, quando, non avendo particolari ricchezze attrattive e per la posizione geografica di interno rispetto alle coste, non ha subito invasioni né colonizzazioni che sempre comportano la mescolanza di geni nelle generazioni successive.
Il lavoro del Dr. Gaudiano è pregevole per le rivelazioni sulla specificità genetica della provincia di Matera ma offre interessantissimo materiale di studio per approfondimenti storici, demografici, antropologici, linguistici, che spero possa essere ripreso da altri studiosi.
L’opera ha il raro merito di divulgare la conoscenza della genetica che non pare molto diffusa in Italia, paese nel quale parlare di scienza, di evoluzionismo, di origine genetica dei caratteri, di neurotrasmettitori, provoca ancora mal di pancia a troppe eminenze, per cui credo occorra ringraziare i telefilm polizieschi americani se in Italia, almeno davanti alla TV, oggi si parla di DNA più che nelle aule scolastiche.
Col tempo, grazie anche a scienziati come Carlo Gaudiano, si potrà diffondere la consapevolezza che parlando di DNA,  forse si tratta della struttura primaria della vita sul nostro pianeta.

(w/cody)*
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domenica 12 gennaio 2014

IRSINA, credenze usanze tradizioni










da sinistra e dall'alto:
Pietro Caivano, Angelo Ziccardi, il Sindaco Angelo Favale, Angelo Gabriele Tataranno, Antonio Paradiso.
in basso:
Clemente Garzone, Costantino Dilillo, Lorenzo Monteleone.
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Il giorno 11 gennaio 2013 nella sala consiliare del Comune di Irsina, la serata in ricordo di Michelino Dilillo a venti anni dalla sua scomparsa, con la presentazione del suo libro IRSINA, credenze, usanze, tradizioni montepelosane, nella versione riveduta e integrata da altri due saggi sulla cultura popolare, edito dalla Editrice Giannatelli di Matera. 










sabato 4 gennaio 2014

Michelino Dilillo - IRSINA, credenze usanze tradizioni montepelosane


di Vito Sacco
IRSINA – La figura di Michelino Dilillo, consigliere comunale e assessore comunale all’Istruzione negli anni ’60, insegnante di suola elementare, direttore didattico, sindacalista della Cgil scuola, studioso di tradizioni popolari, di storia e di letteratura e autore di diversi saggi, è stata ricordata sabato scorso a Irsina, durante un incontro che si è svolto nell’aula consiliare. Organizzato dall’amministrazione comunale e dall’associazione culturale “Libero Rocco Scialpi – Diario irsinese”, nel ventennale della scomparsa dell’illustre personalità, avvenuta l’11 gennaio del 1994, a soli 64 anni, l’incontro è stata anche l’occasione per presentare la seconda edizione del suo volume “Irsina: credenze, usanze e tradizioni montepelosane”, riveduta e ampliata dal figlio Costantino per le Edizioni Giannatelli. In apertura, il moderatore Lorenzo Monteleone, responsabile del periodico “Diario Irsinese”, tracciando un profilo biografico di Michelino Dilillo, ha detto, tra l’altro, che è stato soprattutto un uomo che era dalla parte dei più deboli e che i suoi sono stati ideali di pace, di giustizia sociale, di solidarietà, di uguaglianza e di libertà. “Un uomo – ha continuato Lorenzo Monteleone – che si è sempre impegnato per il riscatto di Irsina e della sua gente, un intellettuale che amava il suo paese”. Ha, poi, ricordato l’impegno per la scuola negli anni Sessanta, consentendo a Irsina, primo comune in Italia dopo Bologna, di avere una scuola materna comunale e istituendo un servizio di scuolabus. Infine, ha proposto all’amministrazione comunale di intitolare la biblioteca comunale all’illustre concittadino, avendola fondata nel 1957 ed essendovi rimasto direttore fino al 1967. A tale proposito, il sindaco Raffaele Favale ha ricordato che, oltre a fondarla, Michelino Dilillo donò alla biblioteca i suoi libri e che, a breve, essa si trasferirà a Palazzo Romano trasformandosi in mediateca. Il sindaco ha anche posto l’accento su come il volume appena ristampato abbia consentito la pubblicazione di altre opere sulle tradizioni popolari irsinesi, soprattutto da parte di Antonio Bonanno e di Dino Trezza. Infine, ha donato alla moglie e al figlio di Michelino Dilillo copia di una delle prime delibere di consiglio comunale sul funzionamento della scuola materna. Clemente Garzone, assessore comunale alla Cultura, ha invece spiegato che quando una persona di cultura, al di là del suo credo politico, s’impegna a tramandare le tradizioni e la cultura del suo popolo, diventa patrimonio di tutta la comunità, andando oltre le colorazioni politiche. Angelo Tataranno, già presidente della Provincia di Matera, a cui è stato affidato la relazione principale, ha sottolineato che il volume “Irsina: credenze, usanze e tradizioni montepelosane” va letto come un atto d’amore di Michelino Dilillo nei confronti della sua città e dei suoi cittadini, perché ha reso noto a tutti notizie storiche raccolte negli archivi, spesso disordinati e polverosi e trasformate, poi, non in un saggio ma in un racconto continuo di aneddoti ricercati, vissuti, testimoniati e trascritti dalle fonti più disparate, che non sono sempre quelle di archivio. Il libro, insomma, è il frutto del lavoro intenso, serio e intellettualmente onesto che l’autore ha messo a punto per parlare, con una leggerezza narrativa straordinaria e con una non comune profondità scientifica, di tutto ciò che riguarda i sentimenti e le tradizioni: dalla religione all’amore, al lavoro, alle relazioni sociali, ai matrimoni e ai funerali. È toccato, quindi, a un ex alunno di Michelino Dilillo dare la sua testimonianza e questi è stato Pietro Caivano, il quale ha ricordato la modernità del maestro rispetto agli obiettivi didattici dell’epoca, ancora rivolti alla semplice acquisizione delle capacità di leggere, scrivere e fare di conto. Diversa, invece, la testimonianza data da Antonio Paradiso, già docente al locale liceo scientifico, che ha messo in evidenza l’attività sindacale di Michelino Dilillo, per il quale il sindacato non era soltanto un mezzo in cui riconoscersi per veder salvaguardati i propri diritti ma anche un’occasione d’impegno più generale di idee e di prospettive e palestra di discussione sui temi generali della cultura e i suoi interessi per la poesia, la musica e il cinema. Infine, ha chiuso la serie degli interventi il senatore Angelo Ziccardi, che si è soffermato sull’abbondante produzione letteraria, storiografica e sociologica di Dilillo, invitando le scuole, a partire dalla quinta elementare, a far leggere agli studenti il libro appena ristampato. A conclusione, è intervenuto Costantino Dilillo, il quale ha spiegato che aver trascritto le tradizioni popolari a cavallo di due secoli, ’800 e ’900, significa conservarne il ricordo, che contribuisce a mantenere più dignitosa la propria identità di popolo.


giovedì 15 agosto 2013

concerto in ricordo dell'astrofisica Margherita Hack - musiche di Damiano D'Ambrosio

HEBDOMÁS
COLOR DUO
Biagio Orlandi - sax soprano
Massimiliano Chiappinelli - pianoforte

Montescaglioso, Abbazia San Michele, 17 agosto 2013
concerto in ricordo dell'astrofisica Margherita Hack


Musiche di 
Damiano D’Ambrosio 
Pedro Iturralde
George Gershwin
Khaled Shokry

Presenta
Michele Saponaro
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