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sabato 19 settembre 2020

intercettazione ... elettorale

 

-         pronto?

-         pro', mi senti?

-         tuttappo'?

-         tuttappo', tuttappo'.

-         hai visto i candidati?

-         eh, tutti a passeggio in mezz'al corso.

-         e i saluti...

-         e i sorrisi...

-         e le mani...

-         il candidato in mezzo e attorno gli amici della lista...

-         t'ho visto crescere, mi ha detto uno.

-         uno chi?

-         un candidato.

-         a te?

-         a me, dice che mi ha visto crescere...

-         e tu?

-         ma chi lo conosce?

-         e così che fanno, mo lo scopri?

-         e sì.

-         ma che significa?

-         e che ne vuoi sapere tu?

-         è che... è strano.

-         ma tu non tieni due figli da sistemare?

-         due? magari!! So' tre, tutti e tre, che il grande è stato licenziato!

-         e allora è appresso a me che devi venire.

-         dici?

-         dico. 

-         ma...

-         ma tu a chi dovevi votare?

-         ho promesso il voto al figlio della vicina.

-         chi? quello alto alto che teneva la butìc.

-         eh, quello.

-         ma quello non capisce un cazzo.

-         e lo so che non capisce un cazzo, ma se mi può fare un piacere, meglio che è un amico, no?

-         ma non capisce niente!

-         mi ha detto la madre che... prima di tutto i parenti e gli amici di sempre, come siamo noi... la prima cosa, il primo pensiero...

-         ma a stento sa leggere!

-         per me basta che comanda e mi fa il piacere a me, che ci ho tre figli da sistemare. 

-         ah?

-         per il resto a me della politica nonmenefrega proprio niente, che ti credi?

-         così dici tu?

-         così dici pure tu, o no?

-         io dalla politica non ho avuto mai niente.

-         ah, see, eccome no...

-         sicuro !

-         IO posso dire che dalla politica non ho avuto mai niente.

-         eh...

-         sissignore, in tanti anni che voto, promesse, promesse, e vota a quello che è del popolo e niente, e vota a quello che è della chiesa e niente, e vota a quell'altro e niente e al fascio e niente e... mo' basta, se mi fanno incazzare, sai che ti dico? che vado là e gli scrivo un bel vaffangulo sulla scheda, che siete tutti ladri.

-         e che tu votavi alla sinistra...

-         so' tutti uguali

-         no, quelli della destra mangiano ma fanno mangiare, quelli della sinistra invece mangiano solo loro e loro, e tu non avrai mai niente.

-         e a chi devo votare, chi dici tu?

-         a quello che ti ha salutato ieri sera, me lo ha detto lui di telefonarti, che ti conosce...

-         ma quello è stato acchiappato tante volte che rubava !

-         e che ti credi? che spendono tanti soldi a figurine, manifesti e cene e musica e balletti per la bella faccia tua? 

-         ah?

-         eh ! spendono che si devono rifare, no?

-         e io?

-         tu lo voti e lui un poco te lo dà pure a te, hai capito mo?

-         così dici?

-         una mano lava l'altra.

-         ehi, diglielo che io ci ho tre figli...

-         lo sa, lo sa

-         ah, già lo sa.

-         lo sa, lo sa.

-         bah!

-         senti... ehm ...la signorina, senti a me, falla venire al comitato stasera.

-         ah?

-         eh, portala tu stesso, che sarà contento e ti vede lui stesso che...

-         vabbu'

-         statti bene

-         cià, uè cià, statti bene pure tu.

-         ciao.

-         e... e grazie, eh!

 


domenica 23 febbraio 2020

amor di Patria e economia di mercato

Ci fu un tempo in cui la emissione di un francobollo commemorativo era un avvenimento importante per lo Stato e per il Paese stesso.
Dedicare un francobollo a Marco Polo, o a Raffaello Sanzio significava far circolare in Italia e all’estero, su un quadratino, una porzione delle radici fondanti del nostro Paese; basti pensare alle emissioni della serie “Turrita”, simbolo incoronato dell’Italia stessa, oppure al francobollo dedicato alla Resistenza partigiana, momento fondante della Repubblica, o a quello di Alessandro Volta o di Goffredo Mameli, per comprendere intuitivamente il senso del discorso.
Un pezzo della identità patria, insomma, studiato, deliberato, valorizzato e stampato per dar lustro all’Italia.
Capita ora di vedere che vengono emessi francobolli non più dedicati al Colosseo o a Galileo, ma a prodotti commerciali, come questi qui raffigurati. Vedo da google che ne sono stati emessi diversi altri commemorativi (ohibò!) di altre marche, di pasta, di merendine, liquori cioccolatini e via scoprendo vantaggi, come se non bastassero gli spotti alla TV. 


Questo lo stato delle cose: si smette di ricordare scienziati o grandi artisti per inneggiare a prodotti da banco; se penso che in certe città si intitolano le piazze non più agli eroi del Risorgimento o della Resistenza (a questi ultimi comunque davvero di rado) ma a palazzinari costruttori, mi rendo conto che si tocca ormai davvero il fondo.
Palazzinari che si presume munifici almeno al pari di certi banditi inspiegabilmente sepolti nelle chiese vaticane accanto a santi e grandi papi.
Cominciamo allora a cambiare il nome delle strade in onore dei prodotti da banco in sostituzione dei padri della patria! Si può cominciare da via Verne, per esempio: sulle tabelle e sui documenti basterà aggiungere una “L” e così via Vernel lo sciacquamorbido è servita; a via Nicola Sole, basterà cambiare il Nicola in Piatti per avere l’effetto modernizzante, a via Lucana, basterà cambiare la vocale in coda  per avere Corso Amaro Lucano, che via Vena è un po’ sacrificata. E non credete sarebbe bello avere un bel corso Nutella?
Al Natale si è già da tempo provveduto col simbolo della Coca-Cola che è quel rosso Babbonatale che gigiona ormai in ogni casa; Halloween ha preso il posto del vecchio ognissanti e fra poco verranno rimosse le statue di padrepio e rimpiazzate col magico mastrolindo che a miracoli non è secondo a nessuno.
Oh, siamo o non siamo nella economia di mercato?

Ti piace? E allora: pedala.

martedì 1 gennaio 2019

l'Italia dei divieti anche a capodanno

L'Italia è un ben strano paese: pare che colà i governanti siano particolarmente inclini a dettare leggi e divieti iniqui e incomprensibili. 
Sembra addirittura che esistano da tempo degli specifici comitati di studio demoscopico che periodicamente riferiscono al governo quali siano le più diffuse inclinazioni degli Italiani e che dopo approfonditi successivi passaggi parlamentari, il governo, immancabilmente, provveda a emanare regolamenti e divieti che, proibendo le più comuni abitudini dei sudditi, le rendano infrazione o dolo, se non addirittura reato.
Appurato, per esempio, che gli Italiani hanno l'abitudine di parlare a telefono mentre guidano l'auto, il governo ha provveduto a emanare apposito divieto. Lo stesso è accaduto per le cinture: accertata la intolleranza italica alla bretella, il solerte legislatore l'ha subito resa obbligatoria. E così di seguito: gli italiani firmano a manetta assegni post-datati? e il governo subito li proibisce; sparano botti paurosi e pericolosi a Capodanno tanto da lasciarci mani, dita occhi se non la pelle? Zac arriva il divieto; tendono a spargere rifiuti in ogni dove? subito un decreto glielo proibisce; pescano e azzannano datteri di mare? Zac! proibito! Amano guidare a tavoletta le auto che i produttori costruiscono apposta sempre più veloci? Alt, vietato! Politici e funzionari amano accettare mance vacanze mazzette stecche trombatine e altri doni dai remagi, a volte a loro insaputa? Be': implacabilmente arriva il divieto. E così per ogni cosa, ormai, per ogni cosa, per ogni singola piacevolezza, interviene lo Stato con i suoi divieti.

Per gli abitanti di quella sfortunata nazione, è solamente mesta speme il pensar l'Italia libera infine dalle leggi; nel cuor d'ognuno si coltiva: una chimera.
(w/cody)

lunedì 8 ottobre 2018

patria e francobolli

Ci fu un tempo in cui la emissione di un francobollo commemorativo era un avvenimento importante per lo Stato e per il Paese stesso.
Dedicare un francobollo a Marco Polo, o a Raffaello Sanzio significava far circolare in Italia e all’estero, su un quadratino, un segno delle radici del nostro Paese; basti pensare alle emissioni della serie “Turrita”, simbolo incoronato dell’Italia stessa, oppure al francobollo dedicato alla Resistenza partigiana, momento fondante della Repubblica, o a quello di Alessandro Volta o di Goffredo Mameli, per comprendere intuitivamente il senso del discorso.
Un pezzo della identità patria, insomma, studiato, deliberato, valorizzato e stampato per dar lustro all’Italia.
Capita ora di vedere che vengono emessi francobolli non più dedicati al Colosseo o a Galileo, ma a prodotti commerciali, come questi qui raffigurati. Vedo da google che ne sono stati emessi diversi altri commemorativi (ohibò!) di altre marche, di pasta, di merendine, liquori cioccolatini e via scoprendo vantaggi, come se non bastassero gli spotti alla TV. 


Questo lo stato delle cose: si smette di ricordare scienziati o grandi artisti per inneggiare a prodotti da banco; se penso che in certe città si intitolano le piazze non più agli eroi del Risorgimento o della Resistenza (a questi ultimi comunque davvero di rado) ma a palazzinari costruttori, mi rendo conto che si tocca ormai davvero il fondo.
Palazzinari che si presume munifici almeno al pari di certi banditi inspiegabilmente sepolti nelle chiese vaticane accanto a santi e grandi papi: potere delle dazioni.
Cominciamo allora a cambiare il nome delle strade in onore dei prodotti da banco in sostituzione dei padri della patria! Si può cominciare da via Verne, per esempio: sulle tabelle e sui documenti basterà aggiungere una “L” e così via Vernel lo sciacquamorbido è servita; a via Nicola Sole, basterà cambiare il Nicola in Piatti per avere l’effetto modernizzante, a via Lucana, basterà cambiare la vocale in coda  per avere Corso Amaro Lucano, che via Vena è un po’ sacrificata, mentre Giotto va già bene così che è una marca di matite. 
E non credete sarebbe bello avere un bel viale Nutella?
Al Natale si è già provveduto da tempo utilizzando il simbolo della Coca-Cola che è quel rosso Babbonatale che gigiona ormai in ogni casa; Halloween ha preso il posto del vecchio ognissanti e fra poco verranno rimosse le statue di padrepio e rimpiazzate col magico mastrolindo che a miracoli non è secondo a nessuno.
Oh, siamo o non siamo nella economia di mercato?

Ti piace? E allora: pedala.