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martedì 1 dicembre 2020

The Passion, un film pornografico

Ci sono diverse maniere di raccontare e raffigurare l’amore. In letteratura e nei circuiti cinematografici si è giunti ad una specifica classificazione delle pellicole in base alle “quantità” di amore che vi viene rappresentato. Se l’amore fra due personaggi è una delle componenti marginali del film, la pellicola viene classificata in altri generi: storico, thriller, western, commedia. Se invece ne è il tema dominante, la pellicola può essere classificata nel genere “sentimentale”, perché la passione viene rappresentata nei suoi aspetti più romantici. I film invece, nei quali la descrizione dei sentimenti più profondi dei protagonisti indulge nella rappresentazione diretta di quello che accade nei momenti di passione, come baci, carezze sulle parti del corpo che si intravedono in azione, il film viene definito “erotico”, con delle grossolane ma utili sottoclassificazioni come “patinato”, “soft” eccetera. Infine, quei film nei quali la unione dei corpi e le funzioni degli apparati vengono rappresentate nei minimi e dettagliati particolari e queste sequenze sono preponderanti sul rimanente impianto del film, sono definiti, in italiano, film pornografici, film cioè, che “offendono per la loro troppo scoperta licenziosità” (Traccani) e nel linguaggio internazionale si definiscono film “Hard-core”. Ad esempio: Un uomo e una donna di Lelouche è un film sentimentale, come I Ponti di Madyson County di Eastwood. La Chiave di Tinto Brass, invece, tratto da un famoso romanzo di Tanizaki, può considerarsi un film erotico, mentre le “Orge assatanate della casalinga” tanto per inventare, è di certo un film hard-core.
Altro esempio. Se prendiamo la vicenda dei “Promessi Sposi” di Manzoni e me traiamo uno sceneggiato TV, parleremo, di certo, della rappresentazione filmica del romanzo storico del Manzoni, nel quale l’amore fra Renzo e Lucia naviga incompiuto fra il veto del Don Rodrigo di turno, la pavidità di Don Abbondio, l’orrore delle pestilenze, il silenzio dei conventi monzesi, gli addii ai monti, la paterna protezione di Cristoforo, l’incognita dell’Innominato, sino a dispiegarsi, alfine, nella unione che il lettore non può che partigianamente auspicarsi.
Se invece, sotto il titolo “I promessi sposi” noi dovessimo assistere alla rappresentazione delle contorsioni particolareggiate della prima notte d’amore dei due sposi finalmente uniti, dall’iniziale spoliazione dei corpi alle carnali lisciature delle sinuosità femminee sino alle profonde entrature nei diversificati orifizi, con la esibizione delle secrezioni e delle escrezioni, con la amplificazione dei borborigmi e mugugni che tali attività suscitano nella persona coinvolta nell’esercizio, e tutto ciò per la quasi totalità della proiezione, noi dovremmo senza dubbio affermare che si tratti non di film storico, non di film sentimentale non di film erotico, ma di film Hard–Core, strumentalmente intitolato “Promessi Sposi”, in quanto della intera vicenda che il Manzoni narra non vi sarebbe fatto se non pallido cenno, di sfondo al susseguirsi dei roventi amplessi.
Se queste considerazioni sono vere, e risultano appurabili con vari generi filmici, potremmo verificarne la applicazione possibile al noto film “The Passion” di Mel Gibson. Il regista ha voluto raccontare, per sua esplicita scelta, le ultime dodici ore di Cristo, dai Getsemani alla croce, dando rapidi e pallidi cenni della vicenda in corso, la cui conoscenza viene data per scontata, e concentrando invece il “nocciolo duro” del film nel dettagliato susseguirsi di supplizi cui l’uomo venne sottoposto da parte delle centurie romane, braccio secolare del potere ebraico, raffigurate come grottesche macchiette simili ai crudelissimi personaggi di Magnus disegnatore di Alan Ford. La quasi totalità della proiezione rappresenta con meticolosa pedanteria le torture inflitte al condannato fino alla atroce morte per crocefissione. La camera indulge sui dettagli più orribili della scientifica erogazione di violenza a danno del condannato che sofferente, ma vivo, debba poi essere pubblicamente portato a morte, sì da esser di monito universale.
A chiusura del procedimento la sintesi viene d’obbligo. Se in un film sulla storia di Cristo si trascura di raccontare il contesto e si concentra l’attenzione voyeuristica sulle torture, si compie una operazione simile a quella della prima notte di nozze dei Promessi Sposi, si gira cioè, un film Hard-core.

Quello di Gibson, a conti fatti, può essere classificato tra i film che “offendono per la loro troppo scoperta licenziosità”… (Treccani) dove il termine “licenziosità” va sostituito con “brutalità”.
Quello di Gibson è un film pornografico.


(w/cody)


sabato 19 settembre 2020

intercettazione ... elettorale

 

-         pronto?

-         pro', mi senti?

-         tuttappo'?

-         tuttappo', tuttappo'.

-         hai visto i candidati?

-         eh, tutti a passeggio in mezz'al corso.

-         e i saluti...

-         e i sorrisi...

-         e le mani...

-         il candidato in mezzo e attorno gli amici della lista...

-         t'ho visto crescere, mi ha detto uno.

-         uno chi?

-         un candidato.

-         a te?

-         a me, dice che mi ha visto crescere...

-         e tu?

-         ma chi lo conosce?

-         e così che fanno, mo lo scopri?

-         e sì.

-         ma che significa?

-         e che ne vuoi sapere tu?

-         è che... è strano.

-         ma tu non tieni due figli da sistemare?

-         due? magari!! So' tre, tutti e tre, che il grande è stato licenziato!

-         e allora è appresso a me che devi venire.

-         dici?

-         dico. 

-         ma...

-         ma tu a chi dovevi votare?

-         ho promesso il voto al figlio della vicina.

-         chi? quello alto alto che teneva la butìc.

-         eh, quello.

-         ma quello non capisce un cazzo.

-         e lo so che non capisce un cazzo, ma se mi può fare un piacere, meglio che è un amico, no?

-         ma non capisce niente!

-         mi ha detto la madre che... prima di tutto i parenti e gli amici di sempre, come siamo noi... la prima cosa, il primo pensiero...

-         ma a stento sa leggere!

-         per me basta che comanda e mi fa il piacere a me, che ci ho tre figli da sistemare. 

-         ah?

-         per il resto a me della politica nonmenefrega proprio niente, che ti credi?

-         così dici tu?

-         così dici pure tu, o no?

-         io dalla politica non ho avuto mai niente.

-         ah, see, eccome no...

-         sicuro !

-         IO posso dire che dalla politica non ho avuto mai niente.

-         eh...

-         sissignore, in tanti anni che voto, promesse, promesse, e vota a quello che è del popolo e niente, e vota a quello che è della chiesa e niente, e vota a quell'altro e niente e al fascio e niente e... mo' basta, se mi fanno incazzare, sai che ti dico? che vado là e gli scrivo un bel vaffangulo sulla scheda, che siete tutti ladri.

-         e che tu votavi alla sinistra...

-         so' tutti uguali

-         no, quelli della destra mangiano ma fanno mangiare, quelli della sinistra invece mangiano solo loro e loro, e tu non avrai mai niente.

-         e a chi devo votare, chi dici tu?

-         a quello che ti ha salutato ieri sera, me lo ha detto lui di telefonarti, che ti conosce...

-         ma quello è stato acchiappato tante volte che rubava !

-         e che ti credi? che spendono tanti soldi a figurine, manifesti e cene e musica e balletti per la bella faccia tua? 

-         ah?

-         eh ! spendono che si devono rifare, no?

-         e io?

-         tu lo voti e lui un poco te lo dà pure a te, hai capito mo?

-         così dici?

-         una mano lava l'altra.

-         ehi, diglielo che io ci ho tre figli...

-         lo sa, lo sa

-         ah, già lo sa.

-         lo sa, lo sa.

-         bah!

-         senti... ehm ...la signorina, senti a me, falla venire al comitato stasera.

-         ah?

-         eh, portala tu stesso, che sarà contento e ti vede lui stesso che...

-         vabbu'

-         statti bene

-         cià, uè cià, statti bene pure tu.

-         ciao.

-         e... e grazie, eh!

 


domenica 23 febbraio 2020

amor di Patria e economia di mercato

Ci fu un tempo in cui la emissione di un francobollo commemorativo era un avvenimento importante per lo Stato e per il Paese stesso.
Dedicare un francobollo a Marco Polo, o a Raffaello Sanzio significava far circolare in Italia e all’estero, su un quadratino, una porzione delle radici fondanti del nostro Paese; basti pensare alle emissioni della serie “Turrita”, simbolo incoronato dell’Italia stessa, oppure al francobollo dedicato alla Resistenza partigiana, momento fondante della Repubblica, o a quello di Alessandro Volta o di Goffredo Mameli, per comprendere intuitivamente il senso del discorso.
Un pezzo della identità patria, insomma, studiato, deliberato, valorizzato e stampato per dar lustro all’Italia.
Capita ora di vedere che vengono emessi francobolli non più dedicati al Colosseo o a Galileo, ma a prodotti commerciali, come questi qui raffigurati. Vedo da google che ne sono stati emessi diversi altri commemorativi (ohibò!) di altre marche, di pasta, di merendine, liquori cioccolatini e via scoprendo vantaggi, come se non bastassero gli spotti alla TV. 


Questo lo stato delle cose: si smette di ricordare scienziati o grandi artisti per inneggiare a prodotti da banco; se penso che in certe città si intitolano le piazze non più agli eroi del Risorgimento o della Resistenza (a questi ultimi comunque davvero di rado) ma a palazzinari costruttori, mi rendo conto che si tocca ormai davvero il fondo.
Palazzinari che si presume munifici almeno al pari di certi banditi inspiegabilmente sepolti nelle chiese vaticane accanto a santi e grandi papi.
Cominciamo allora a cambiare il nome delle strade in onore dei prodotti da banco in sostituzione dei padri della patria! Si può cominciare da via Verne, per esempio: sulle tabelle e sui documenti basterà aggiungere una “L” e così via Vernel lo sciacquamorbido è servita; a via Nicola Sole, basterà cambiare il Nicola in Piatti per avere l’effetto modernizzante, a via Lucana, basterà cambiare la vocale in coda  per avere Corso Amaro Lucano, che via Vena è un po’ sacrificata. E non credete sarebbe bello avere un bel corso Nutella?
Al Natale si è già da tempo provveduto col simbolo della Coca-Cola che è quel rosso Babbonatale che gigiona ormai in ogni casa; Halloween ha preso il posto del vecchio ognissanti e fra poco verranno rimosse le statue di padrepio e rimpiazzate col magico mastrolindo che a miracoli non è secondo a nessuno.
Oh, siamo o non siamo nella economia di mercato?

Ti piace? E allora: pedala.

domenica 17 novembre 2019

contro la retorica dei 50 anni di Internet - di Francesco Salerno


La tecnologia e i sistemi digitali pervadono sempre di più ogni aspetto della vita quotidiana, un processo che va di pari passo con la narrazione entusiastica della super informatizzazione da parte dei media e dalla politica. Spuntano ovunque festival ed eventi più o meno grandi dedicati all'informatica e a internet e con il secondo governo Conte abbiamo nuovamente il ministero per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione che era stato soppresso nel 2012.
Tutta la retorica sul miglioramento che l'informatica apporta alle nostre esistenze deve però spingerci a indagare sul prezzo che questo comporta e a domandarci chi paga il conto dei nostri agi. Al di là delle ricadute sociali che comporta l'alienazione dai rapporti reali di giovani e meno giovani impegnati molte ore al giorno con smartphone e pc, esistono anche altre ragioni che dimostrano che lo sviluppo tecnologico ha ben poco di sostenibile per milioni di esseri umani.
Chiariamo subito un punto: non si tratta di essere contrari alla modernizzazione e allo sviluppo tecnologico, è piuttosto un atto di accusa al sistema economico e sociale all'interno del quale avvengono questi processi. Con una lucida analisi marxista alcuni militanti del Partito Comunista dei Lavoratori (PCL), proprio in occasione dell'ultimo internet festival tenutosi a Pisa a ottobre, hanno pubblicato un documento fortemente critico contro un sistema che grava sull'ambiente e sulle vite di numerosi lavoratori di alcuni Paesi dell'Africa e del Sud-Est asiatico.

I dati raccolti nel documento fanno riferimento a una ricerca svolta da Timothy Longman, professore associato all’Università di Boston ed ex osservatore per i diritti umani per conto del Dipartimento di Stato statunitense nel Congo orientale e Julie Kingler, anch'essa professoressa all'Università di Boston. Longman e Kingler denunciano le condizioni di schiavitù in cui lavorano in Congo gli addetti all'estrazione del coltan, minerale utilizzato per la fabbricazione di computer e smartphone in quanto altamente conduttore. Si parla chiaramente di condizione di schiavitù con esseri umani ostaggio di organizzazioni paramilitari e costretti a lavorare senza sosta per turni infiniti che arrivano a dieci ore al giorno. Tutta la dotazione in mano agli estrattori consiste in una pala e non esiste alcuna misura di sicurezza, inoltre molti scavano scalzi e a mani nude. Non è raro incontrare in questo contesto anche donne impiegate nell'estrazione e che non possono astenersi dal lavoro nemmeno nel periodo della gravidanza: la pena per essersi assentati dal lavoro potrebbe consistere in pestaggi o stupri.
La seconda parte del documento redatto dal PCL riguarda la compagnia Foxconn.  Si tratta di una delle maggiori fabbriche di apparecchiature informatiche al mondo i cui lussuosi uffici amministrativi si trovano a Tucheng, in Taiwan, ma nei suoi impianti di produzione le condizioni di lavoro sono pessime: le leggi della Repubblica Popolare Cinese prevedono che un lavoratore non possa cumulare più di 36 ore di turni aggiuntivi al mese ma sono sistematicamente violate e molti ne svolgono fino a 100, con tanti saluti alle 8 ore di sonno necessarie agli esseri umani: un pluslavoro di 64 ore comporta che, in una singola giornata, un lavoratore si trovi a dover lavorare dalle quattro del mattino fino a notte fonda. Anche in questo caso ai lavoratori non è fornito l’abbigliamento produttivo adeguato al loro lavoro. Spesso sono trattenuti in fabbrica nottetempo per presenziare a riunioni che poi non figurano nella loro paga mensile e sono tenuti a fare il turno di notte anche per un mese di fila per un modesto premio salariale ma il riposo durante il giorno è poco, in dormitori in cui sono tenute a dormire fino a 10 persone tutte insieme. Sono in tanti a non reggere questo sfruttamento violento e disumano e a togliersi la vita, per lo più giovani dai 18 ai 24 anni di età. A proposito dell'età va ricordato come per risparmiare sugli stipendi per i lavoratori, la Foxconn ha pensato bene di far lavorare alla catena anche dei minorenni, soprattutto liceali.
In questo contesto si inseriscono anche le organzzazioni criminali, a cominciare dalla camorra, che spesso coordinano le importazioni di generi di consumo dall'Asia, come più volte spiegato dallo scrittore Roberto Saviano.

Un articolo di David Sarno sul Los Angeles Times riporta come anche marchi come Apple, Nintendo, Dell, Hewlett-Packard, Sony e Amazon collaborino con la Foxconn occultando con una maschera di glamour le violenze sui lavoratori.
Questi sono i modi di produzione dello “sviluppo sostenibile” sbandierato ai quattro venti dai politici dei partiti borghesi, e dunque questa è la base materiale della “competitività” alla base della “crescita” che comporterebbe “sviluppo”. La menzognera retorica liberista è smascherata dalla scienza marxista, che rivela che a crescere e svilupparsi sono solo i capitali dei padroni, che competono con la dignità e la vita degli operai.
Una questione che tra l'altro è strettamente connessa anche al fenomeno migratorio. Oltre ai conflitti armati infatti, anche le devastazioni ambientali provocate dalle multinazionali e lo sfruttamento disumano perpetrato ai danni di milioni di lavoratori contribuiscono a spingere molte persone a lasciare il proprio Paese con la speranza di trovare una vita migliore altrove. Una riflessione che però non trova spazio nel dibattito politico borghese, dove nella contrapposizione tra “porti aperti” e “porti chiusi”, non trova spazio il paradosso capitalista che è all'origine di tutto il problema.

LINK UTILI E FONTI: “Conflict and Coltan in Eastern Congo”, in https://www.youtube.com/watch?v=F5VZtJDYWNM (Url consultata il 24/10/19).
Gurman, Mark, “Apple, Foxconn Broke a Chinese Labor Law for iPhone Production”, in https://www.bloomberg.com/news/articles/2019-09-09/apple-foxconn-broke-a-chinese-labor-law-for-iphone-production (Url consultata il 24/10/19).
“Inside Foxconn: interviews with factory workers making iPhones and other Apple products”, in https://www.youtube.com/watch?v=-kM58QeNd6E (Url consultata il 24/10/19).
Sarno, David, “Firm shaken by suicides”, in https://www.latimes.com/archives/la-xpm-2010-may-26-la-fg-china-suicides-20100526-story.html (Url consultata il 24/10/19).
George, Richard, “iPhone, Wii U Manufacturer Admits to Employing Children”, in https://www.ign.com/articles/2012/10/18/iphone-wii-u-manufacturer-admits-to-employing-children (Url consultata il 24/10/19).

(Francesco Salerno)







martedì 9 luglio 2019

la regola delle "five W", i 5 punti irrinunciabili per le notizie


I Carabinieri passano al setaccio gli stabilimenti balneari della fascia ionica. Denunce e sanzioni



Tre persone sono state denunciate per aver impiegato lavoratori in nero per aver occupato  un’area demaniale con ombrelloni e lettini. 
Ricorrenti sono le carenze igienico sanitarie, ma anche la mancata a visita medica dei dipendenti.
Una pizzeria, un laboratorio per la preparazione di cibi ed uno stabilimento balneare è scattata la sospensione per carenze igienico-sanitarie.



Il giornalismo anglosassone adotta la regola delle five W, i 5 punti irrinunciabili per un articolo di cronaca:
Who? [«Chi?»]
What? [«Che cosa?»]
When? [«Quando?»]
Where? [«Dove?»]
Why? [«Perché?»]
Qui da noi invece, il WHO è scomparso, con l'ipocrisia all'antica ci dicono il peccato ma non il peccatore
Una notizia senza il CHI, non è una notizia. 
Che ci siano degli imbroglioni in giro, lo sappiamo già, l'opinione pubblica vuole sapere CHI è che vende cibi adulterati o scaduti o infestati da vermi e scarafaggi, perché a questo serve essere informati, ad evitare di essere vittime inconsapevoli della malizia e della avidità di mercanti sciatti, sporchi o senza scrupoli.
Non serve dire che per una pizzeria, un laboratorio di cibi ed uno stabilimento balneare è scattata la sospensione per carenze igienico-sanitarie: se non si indica al pubblico consumatore quali siano questi locali dove ci si può infettare; dare la notizia senza il CHI non serve, non è di pubblica utilità, non informa, non mette in guardia, non aiuta. 
NON SERVE A NULLA.
Anzi, al contrario, in qualche modo vale a proteggere questi esercenti che, dalla diffusione del loro nome, potrebbero ricavarne cattiva fama e riduzione del fatturato. 
Mettere il loro nome sul giornale sarebbe un deterrente molto più efficace della multa.  Costoro, più della tabellare sanzione, sarebbero preoccupati per le sorti del loro negozio e di sicuro ci penserebbero due volte prima di avvelenare il consumatore inconsapevole.
INVECE ...