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sabato 22 ottobre 2011

il Papa in Calabria

Alcuni giornali hanno scritto che nella sua visita in Calabria il Papa avrebbe detto parole chiare contro la mafia in quelle terre, dove le cosche hanno il controllo del territorio, dell’economia, delle coscienze di tanti dei loro concittadini ed eseguono migliaia di fucilazioni ammazzando come cani chi si opponga al loro strapotere, preti compresi.
Questa posizione antimafia del Papa mi sa che qualcuno – forse auspicandosela - se la sia sognata. Tutto quello che il Papa ha detto si riduce invece a questa scipita frasetta di circostanza.
In Calabria i problemi “si presentano in forme acute e destabilizzanti” (…) una terra dove “la disoccupazione è preoccupante, dove una criminalità spesso efferata, ferisce il tessuto sociale, una terra in cui si ha la continua sensazione di essere in emergenza”.
Tutto qui.
Con lo stesso tono avrebbe potuto aggiungere che i temporali nel Catanzarese sono violenti e il potente sole di luglio può a volte arrossare la pelle.
E le migliaia di morti ammazzati? E i preti collusi, e i preti che invece si oppongono e vengono perseguitati? E la dottrina dell'omertà impartita ai fanciulli come autentico catechismo?

Una parolina per dire ai Calabresi da che parte sta la Chiesa, sarebbe stata di certo compresa e apprezzata. Ma è mancata. Miseramente mancata, come sempre. 
Ma che volete, il vaticano si preoccupa che i mafiosi non commettano atti impuri, che non abbiano rapporti sessuali fuori del matrimonio, che non usino il preservativo e soprattutto che continuino a elargire generose offerte in denaro a curie diocesi e parrocchie.

Se poi i mafiosi rovinano migliaia di giovani con la droga, ricattano estorcono rubano ammazzano, beh, pazienza, so’ ragazzi vivaci, mica li possono allontanare dai sacramenti come fanno con i divorziati o con gli omosessuali.
Che diamine!
                                      
               (w/cody)*

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