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lunedì 5 novembre 2012

magnitudo


Ecco la parola lucana dell’anno: magnitudo.
Dopo la parola lochescion che ha occupato i conversari e ovviamente i luoghi delle città più antiche, tanto che ormai comunemente si dice “In che lochescion abiti”? - ci hanno ammorbato con gli Sciami di Rotonda che si affiancano ormai alle famose melanzane rosse; ora è arrivata la parola dell’anno: magnitudo.
Ed è una parola che veramente si fa apprezzare, suona bene, rende proprio l’idea della magnifica grandezza.
Dal terremoto del 1980 avevamo imparato che i tremolizzi della terra si misuravano coi gradi della Scala Mercalli e che se le scosse arrivavano all’ottavo grado di ‘sta fetente di Scalamercalli, le case crollavano e sotto le macerie la gente ci lasciava le penne. Ora ci tocca abituarci alla nuova misura delle magnitudini tremolantesche.
Dal terremoto del 1980 imparammo anche che si può dire sisma e si può dire anche sismo, colla o finale, secondo il sesso o le inclinazioni del tramoto, e così quando ci chiedevano:
-         Tu, che stavi facendo quando c’è stato il terremoto?
si poteva rispondere con cognizione di causa e proprietà di linguaggio se al momento del sismo si stava potando le ortensie o se invece si era intenti a travasare il vino novello.
-         Tu, che stavi facendo quando c’è stato il terremoto?.
-         Guarda, io proprio in quel  momento …
Di interviste simili ne avremo viste forse migliaia:
Tu, che stavi facendo quando c’è stato il terremoto?  E via con la narrazione della signora e poi del contadino e dopo a seguire il parroco il dottore il farmacista e l’altro parroco e la gente tanta gente centinaia di interviste sul “Tu, che stavi facendo”, ma mai mai mai una sillaba sui 70.000 miliardi di lire che la legge 219 distribuì a destra e a manca e ancora sta consegnando, dopo 30 anni, agli ultimi ritardatari.
Una immensa quantità di denaro pubblico che a seguito di quello che fu definito “il patto scellerato” dello Stato con le Brigate Rosse e la Camorra per il rilascio di un consigliere democristiano della Regione Campania sequestrato dalle BR, fu stanziata e distribuita in Campania e Basilicata per finanziare opere di ricostruzione post e anti sismica, e che, a giudicare dai risultati e da poche inchieste, in buona parte valse all’arricchimento di imprese progettisti costruttori privati cittadini politici organizzazioni varie e amici degli amici; in minor parte valse a ricostruire case e chiese.
Però il format ebbe successo: per quasi 20 anni ancora, nelle case dei Lucani si poteva partecipare ai tornei di chiacchiera, libera o a squadre, incentrata sul Tu, che stavi facendo quando c’è stato il terremoto? – e senza intervistatore, che ormai si era acquisito il format e come col karaoke si provvedeva in famiglia o colle comari in visita: ci si sedeva attorno a una tavola di prodotti tipici e si cominciava:
-         Tu, che stavi facendo quando c’è stato il terremoto?. 
-         Ah, io proprio in quel momento ero andata …
-         Ah, io invece …
-         Ma guarda, io invece …
Dopo 32 anni dal terremoto dell’Ottanta il format funziona ancora: nessuno osa far domande su che fine hanno fatto quei famosi 70.000 miliardi di lire, e sul perché – dopo tutti quei morti - si sia consentito per altri 30 anni di continuare a costruire in zone tramotiche senza i minimi accorgimenti antisismici, tanto è vero che le case crollano come prima e se la magnitudo si dovesse inasprire si potrebbe tornare – nonziamai – a metter mano alle vanghe e alle gramaglie.
Oggi fra gli sciami sismici la gente dorme in auto e per strada e dalle rinomate trattorie delle zone a rischio si riparte con lo sperimentato format delle interviste:
-         Tu, che stavi facendo quando c’è stato il terremoto?
-         Ah, io, quando c’è stata la scossa … e giù le lacrime.
E questa è forse l’unica novità: da un po’ di anni, come con gli applausi ai funerali, è invalso l’uso di mettersi a piangere davanti alla telecamera.
Nell’80 non si usava: c’era una maggiore dignità diffusa. 

post scriptum:
dopo il 1980 anche il format dei miliardi di Stato in distribuzione ha avuto successo: il debito pubblico fino a quegli anni in Italia era pari al 58% del reddito nazionale mentre nel 1990 era già schizzato al 98%  sino ad arrivare all’attuale120%.
Sarà per questo che adesso si dice magni-tu-do ?




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