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sabato 11 aprile 2015

MONTESQUIEU, OVVERO: “E CHI SEI TU?”

Al semaforo di Villa Longo mi son fermato al rosso dietro un’unica vettura capofila. Al sopraggiungere dell’agognato verde ho atteso tempi civili prima di dare un colpo di clacson al signore della macchina bianca che ancora non si decideva a partire. Udendo altri clacson dietro di me ho suonato ancora a mia volta e quando dopo il verde è tornato il giallo e infine il sempiterno rosso, la fila ha intonato la marcia dell’Aida a solfeggio sincopato per via delle invettive. Così son riuscito a fare manovra e ho affiancato l’auto ferma davanti a me e dal finestrino ho guardato in faccia l’anziano guidatore che ... 
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3 commenti:

  1. beh! fortuna che era anziano ed i giorni contati e tu una persona civile. Non capita tutti i giorni!

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  2. Commento: Leggo il commento di Costantino e mi rendo conto che, mentre scorro le righe, anticipo alcuni passaggi che seguono nel testo, segno che il suo pensiero mi appartiene e che condivido perfettamente la sua analisi. Spesso ci si trova a commentare atteggiamenti di illegalità o semplicemente di mal costume nel nostro Paese con la conclusione che avvengono soprattutto perchè manca la certezza della pena: l'uso del telefono alla guida, l'evasione fiscale, lo sporcare le strade ecc. ed è proprio questa constatazione che mette il sigillo definitivo sull'impossibilità di avere speranze per una società italiana al passo con le altre democrazie del nord e centro Europa. La constatazione che, come bambini immaturi, non abbiamo alcuna coscienza del bene comune e del rispetto della legge per il semplice fatto che porta vantaggi di benessere a tutti ma la concepiamo unicamente come vincolo alla libertà personale (se la subiamo) o come trincea dietro la quale giustificare ogni atteggi amento (se è a nostro favore) spogliandola dal suo vero significato che è quello di superare i particolarismi.
    Siamo mentalmente assopiti e nascosti dietro piccoli e meschini interessi personali che ci trascinano a fondo in un mondo di disinteresse e arroganza dove si aspetta una divisa per far rispettare anche le più piccole norme di comportamento (un ragazzo che butta la carta in terra?) senza esporsi di persona come se il bene comune non fosse anche nostro. Ed è proprio così: l'incapacità di pensare la cosa comune come mia, fa sì che me ne disinteressi, che la possa distruggere, calpestare, danneggiare creando quel triste mondo di interessi privati che stiamo vivendo attualmente.
    La famiglia è il primo ambiente dove respiriamo il disinteresse per tutto, la scuola è spogliata della funzione educativa riducendosi ad essere luogo di insegnamento teorico e non a causa degli insegnanti ma anche grazie ai genitori che riportano in essa la salvaguardia del loro privato (mio figlio lo educo io!), i mass media trasmettono immagini a supporto di tutto ciò che è esaltazione dell'IO e quindi non si capisce come un bambino possa cresce re diversamente da tutti gli stimoli che riceve.
    Io continuo nel mio "riprendere" i ragazzini che sporcano, anche con fare autoritario, e mi rendo conto che la cosa funziona, soprattutto se poi ti fermi a parlare con loro trattandoli da uomini che hanno potenzialità sociali e non solo come acquirenti.

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    MAURO

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  3. Caro Costantino, i vecchi vanno uccisi sin da giovani. Altrimenti non avremo modo, diventando vecchi, di restare giovani più di loro
    ALDO

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