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sabato 9 marzo 2019

Salvini e la Chiesa di sempre


Agita rosario e vangelo davanti alle TV e con l'altra faccia dà voce gli egoismi più meschini. 

Egoisti e "cattivisti" esistono comunque, certo, non li ha creati lui, ma sin ora se ne stavano in silenzio vergognandosi anche un po' dei loro istinti; ora lui fornisce alla parte peggiore del paese la giustificazione ideologica che attendevano, porta alla ribalta e in TV quei pensieri quegli istinti sin ora sottaciuti, sussurrati appena, mormorati nel pugno, pensati soltanto per non farsi sentire; con lui questa gente si sente meno isolata, non si vergogna più di voler prevaricare e sfruttare, esce allo scoperto, alza la voce ed è pronta a menare le mani contro il nemico, a condizione che sia più debole, come è prassi di ogni fascismo: botte al più debole e asservimento al più forte.

Flebili voci si sono alzate dagli scranni dei titolari di quei simboli sedicenti di pace e di amore.
Nella cattolicissima Polonia, patria di quel santo Woitila, quella dei Ghetti ebraici, quella che vuol punire con la galera chi osasse ricordare la loro collaborazione con la Shoa, non è consentito "spezzare il pane" con gli stranieri che evidentemente considerano essere fratelli un po' meno fratelli dei fratelli veri. Fratellastri, diciamo, come i figli di Cam della Bibbia.
Non ho sentito prese di distanza ufficiali né diffide da parte dei professionisti dell'altra guancia e dell'amare il prossimo.
Ma non me ne aspettavo, ci siamo abituati nei secoli alla vicinanza della Chiesa con ogni dittatura, al legame intimo fra rosario e patibolo, fra croce e manganello.
Solo in Unione Sovietica disapprovavano la dittatura, ma era solo perché Stalin li cacciò via e gli chiuse le chiese, sennò - con un buon concordato e un 8x1000 - avrebbero benedetto anche la falcemmartello.
Sono fatti così.

P.S.
Quello fu lo sbaglio di Stalin.

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