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lunedì 2 luglio 2018

"Sassi d'Amore" di Carlo Abbatino


(…) mentre il popolo fa ala e impaziente si fa.
La prima lettura del giorno è oggi l’ultimo componimento poetico che Carlo Abbatino mi invia come messaggio di buongiorno: un testo dedicato alla giornata del due luglio e alla grande festa della città che lui ama profondamente.
L’immagine di questo verso rende alla perfezione il senso della poetica di Carlo, ricca di suggestioni tratte direttamente dalla vita popolare di una città che conserva le sue strutture arcaiche e sembra attraversare indenne la desertificazione dell’antico che il mondo globalizzato impone: Ognissanti fagocitato dal gotico e commerciale Halloween, Natale arrossato da un pupazzo commerciale simbolo di una bibita gassata, Pasqua dispersa in improbabili crociere mordi e fuggi. La Bruna, vuole dirci Abbatino, resiste, immutata, alla piena commerciale del futile che tutto travolge; il sentimento popolare, la sua religiosità, attraverso questa secolare immutabile festa, secondo Carlo, trovano la loro più profonda espressione.
Matera, sei polmone del mio respiro
e fonte del mio poetare

dice uno dei suoi versi nella recente raccolta di poesie intitolata “Sassi d’amore”, edita da MAGI Editore, curata e commentata da Luigi Ruggeri presidente dell’Associazione Teatro Cultura “Beniamino Joppolo. Nel volumetto, Matera è inesauribile fonte di emozioni e passioni e gravidi sentimenti che conducono al parto quotidiano di espressioni poetiche.
I Sassi, nella trasfigurazione dei suoi versi diventano “Colore e calore”, luoghi aspri e magici,
un abitato del lontano tempo”  modificato dall’opera dell’uomo
“con il sudore della fronte
e l’arsura sulle labbra.”

I grandi temi della poetica di Carlo Abbatino sono proprio Matera, la sua religiosità popolare, l’amore come sentimento universale capace di unire gli umani e i popoli e la figura immensamente amata della moglie Angela. 

Eppure questi motivi trovano nelle sue parole, nelle sue immagini, il momento della perfetta sintesi convergendo in una sorta di amore universale da Angela e da Matera all’universo intero, alla natura che scandisce i suoi ritmi, incurante della barbarie umana:

godo di quello che la natura
fa senza guardare in faccia
il mondo umano che è preso
dalla continua ferocia, selvaggia e abominevole,
soppressione dell’uomo, della donna (…)”

La ferocia di Caino è uno dei crucci più intensi di Abbatino che aborre la violenza e la sopraffazione e dalla pienezza della sua irreversibile e incondizionata bontà d’animo invoca un mondo migliore, nel quale ci possa essere spazio solamente per l’amore.
Quella di Carlo risulta essere una testimonianza dei sentimenti più intensi che l’umanità rischia, in questa arida stagione di cambiamenti globali, di dimenticare; testimonianza tanto più preziosa quanto ispirata dei sentimenti nobili che egli alimenta con il pensiero e con il cuore.
Grazie, amico Carlo.



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