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venerdì 26 settembre 2014

quiz, test di cultura popolare

Ai tempi di Rischiatutto il professor Inardi emozionava l’Italia intera rispondendo a domande difficilissime. Il pubblico rispettoso ammirava e diceva ai ragazzi, “studia, impara qualcosa, così sarai qualcuno e anche tu potresti un giorno andare in TV e divenire famoso come Mariannini o come la signora Longari. Il quiz incentivava la conoscenza: chi sa, chi è preparato, è degno d’essere ammirato e quindi premiato col denaro della vincita e col soldo della notorietà. L’Italia cresceva, l’industria aveva bisogno di operai specializzati, sapere e saper fare erano essenziali al rilancio dell’Italia del boom. Allora.
Oggi qualcosa è cambiato nel mondo della TV e nel mondo del quiz. E nel Paese Italia. Concorrenti come Inardi non bucano più il video, la gente si annoia, anzi si adombra; lo troverebbe offensivo, uno sfacciato che sa tante cose, ma chi si crede di essere, penserebbe e cambierebbe canale. 
La gente, oggi, si deve immedesimare in quel che vede in TV, perché scopo della TV non è più migliorare il Paese, ma vendere i prodotti degli sponsor. Per questo il livello dei programmi si è ridotto alla spazzatura più maleodorante ispirato al principio che quanto non comporta sforzo, piace.
Se la Carrà e il Signormaik erano i più amati dagli italiani proprio perché non eccellevano, lo schema si applica ora anche ai comparenti/concorrenti. Non più domande complicate su fatti culturali o letterari, nemmeno più sulle canzoncine di Sanremo, ma sport e proverbi, la sapienza ai saldi. 
Se la domanda è: “chi ha scritto “Il Maestro e Margherita”, il telespettatore medio non conosce la risposta, non è interessato al tema e se il concorrente lo sa, gli risulta subito antipatico e viene eclissato dal video con un micidiale zapp dello scettro a infrarossi. Se invece la domanda è “tanto va la gatta al lardo che…. lo spettatore si “misura” col concorrente in video che non conosce l’ovvia risposta e si consola: se in TV ci va a condurre e a concorrere uno ignorante quanto me o addirittura peggio di me, ho ancora delle speranze, si sente “bravo” e non cambia canale e si cucca tutti gli spot. Infatti “i pacchi”, quell'idiota giochino che facevano gli zingari nelle fiere di paese mezzo secolo fa, è fondato sul caso e non sulla sapienza e quindi va per la maggiore perché lo spettatore al massimo si misura col "culo", non col cervello e non si inquieta.

Nelle selezioni per scegliere il concorrente dei quiz di oggi, quelli preparati che sanno rispondere, probabilmente li scartano: il pubblico non tollera chi gli mostra conoscenza; forse li scelgono apposta “grezzi” per far sì che ciascuno da casa si possa sentire migliore di lui e divertirsi a coprire di commenti salaci il babbeo che concorre; un pubblico confortato e quindi meglio disposto a seguire i consigli per gli acquisti, scopo ultimo della TV.
Poi l’Italia non cresce, i cervelli se ne vanno all’estero e il Paese degrada e quella stessa gggente quando va a votare sceglie il conduttore TV, il venditore di spazzole, quello dei “pacchi”. 
Non abbiamo finito con uno che già si comincia con l’altro. 
Venghino siori venghino.                                                                           (w/cody)

2 commenti:

  1. non costruiamo neppure più treni, troppo complicato per noi Pio

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  2. E’ la fiera degli animali…con tanto di pedigree del truffatore.
    Tv commerciale e non solo… oppio del popolo bue.
    Ovunque tante teste di legno pronte a offrir capo e culo…è l’insostenibile leggerezza dell’essere gas da fasulo.

    A proposito, ricordando Boncompagni,’’… siora quanti fagioli ci sono nella teca di vetro?’’’
    Vadino sioori, vadino…
    (francomartina)

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