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mercoledì 23 luglio 2014

storia patria





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Da qualche anno sono in gran voga i balli di gruppo.
La cosa funziona così: uno si mette da solo o con un assistente su un piano rialzato, si fa chiamare rianimatore e fa delle mosse a tempo con ritmi e musiche del tipo macarena.

Di fronte al rianimatore si schierano intruppati per lunghe file decine e decine di persone che lo guardano e ne imitano, tutti insieme, le mossette: allungare una gamba fare tre saltelli grattarsi la testa toccarsi le pudenda e smuovere le terga come scrollando carta moschicida e poi tutto daccapo per cento volte, finché la musica non finisce. 
Il rianimatore comanda e tutti eseguono. Senza l’animatore forse non riescono: se non c’è qualcuno a dirigerli, la danza non decolla.
L’animatore può fargli fare qualsiasi cosa, ancheggiando fa il gesto dell’ombrello con il medio verso l’alto e nel gesto ha una maestà sacerdotale (Gabriele D’Annunzio) e i convitati rifanno la mossa dell’ombrello. Emulano felici, volteggiano sincroni e ridono alcuni mentre altri seri e concentrati si guardano i piedi. In letizia.
Poter dire: io sono come gli altri, ci rassicura. Sto con gli altri e fare quel che fan tutti mi tranquillizza. Col rianimatore-conducadòr-duce-commander-führer-caudillo che mi dice ciò che devo fare, sono al sicuro, basta copiare e non fare nessun passo falso.
eia eia e alalà - (sempre D'Annunzio) ieri
ei macarena macarena eeeeeeeeeeeei cacarena (Los del Rio) oggi.

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