Sia pur turandomi il naso,
preferivo il nostrano Ognissanti a questa macabra carnevalata commerciale. Il
colonialismo consumistico già aveva acquisito il babbonatale della cocacola al
posto del nostro presepio e della befana, da qualche anno imperversa questa
scemenza di hallowin, e la domenica la gente invece che a messa o in piazza va
ll'IPERmercato a scrutare - pardòn a scoprire - le merci. SCOPRI I VANTAGGI!!!
ci ripetono ogni momento quando ci precipitiamo nei negozi il giorno di Sanvalentino, e della festa della donna e della mamma e del papà e dei nonni –
adesso pure quelli – coatti, spinti, costretti, ma… felici – lo shopping cura
la depressione, fa bene allo spirito – e qualcuno ci crede pure, se ne
convince.
In Francia a fine ‘700 ci si
chiamava “cittadini”, in Russia un
secolo dopo “compagni”, in altre
situazioni militaresche si era tutti “camerati”,
i preti ci vogliono “fedeli” ovini pretendendosi
pastori, e si era “popolani” e anche
“iloti” e “villani” e “lavoratori”,
fummo “classe” , “anime”e anche “stato", ci chiamarono “teste”,
“elettori” e anche “plebe” e ciascuna di queste
definizioni, magari tagliata un po’ con
l’accetta, ci attribuiva un ruolo sociale, descriveva il senso nostro nella
società, egalitario o selettivo che fosse.
Oggi invece siamo tutti “consumatori”,
il nostro ruolo sociale, la funzione specifica che la società ci attribuisce è
quella di consumatori, il nostro unico compito sociale è quello di dare i
nostri soldi in cambio di oggetti che, il più delle volte, sono
autentica paccottiglia.
Approfondire il pensiero di Pasolini
dite che servirà a svegliarci da quest’incubo?
A quando una lotta di liberazione
dal consumismo?
è perdente hanno dalla loro la forza della comunicazione
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